“A volte mi sento come una persona separata, i corpi sono separati. Io devo pensare che tutto quello che mi capita è la mia vita” dice Giuliana in Deserto rosso di Antonioni Leone d’oro a Venezia nel 1964, accusato da molti di intellettualismo perché parlava di malessere esistenziale, incomunicabilità, alienazione individuale
Secondo uno studio presentato dall’Istat, comprendente il triennio 2011-2013, in Italia sono stati registrati 12.877 decessi per suicidio. La maggior parte del fenomeno riguarda gli uomini, con 10.065 casi segnalati. Per le donne si parla invece di 2.812 decessi. Nel periodo di interesse, appena il 19% viene associato ad uno stato morboso rilevante. Giuliana ha tentato il suicidio e ha fatto una cura in clinica all’insaputa dal marito.
Oggi questo è cambiato in quanto essere seguiti da un medico non è più una vergogna, ma resta il fatto che molte donne, come Giuliana, si aggrappano ai figli pur di sopravvivere. Alla fine Giuliana rispondendo al figlio che chiede perché i fumi della fabbrica sono bianchi dice che questo avviene perché sono inquinati ed a una nuova domanda’ ma gli uccellini come fanno?’ la risposta è ‘si sono abituati, non ci passano più’. Ecco la risposta di Antonioni, quella di Deflorian/Tagliarin è che sia meglio “quasi niente”, che non è qualcosa di nichilista, ma una sia pur piccola resistenza attiva : gli attori nella posizione ioga della candela, a testa in giù e gambe in su , il mondo alla visto da una nuova posizione ?
Deserto Rosso di Antonioni e Quasi Niente nuova creazione di Deflorian/Tagliarini all’Argentina per Romaeuropa si intersecano e si compenetrano.
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono due attori, registi, autori di culto che lavorano insieme dal 2008 secialmente in Francia e Svizzera ed ora anche in Italia hanno fatto del contenuto del film una rilettura autonoma, quasi una lettura del nostro presente.
In scena Giuliana diventa tre Giuliane, una di 30, una di 40 e una di quasi 60 anni (nell’ordine
la cantante Francesca Cuttica, Monica Piseddu e la stessa Deflorian) accanto a due figure
maschili, il giovane (Benno Steinegger) e il cinquantenne (Antonio Tagliarini), tutti sguardi diversi sulla vita che si alternano alla narrazione di se stessi.
La nebbia del film è sostituita da un fondale opaco, le cose e la vita intorno sono rappresentate da 3 oggetti: una poltrona rossa rotta (unico oggetto colorato) , trovata per strada, un armadio senza ante, una cassettiera con all’interno foto e documenti. Una scena povera che rappresenta benissimo l’essenza dei personaggi.
La Giuliana vecchia che ripete la frase di una delle figure del film: la moglie di un operaio a cui Giuliana e Corrado vanno a proporre un lavoro che lo porterà lontano e che rifiuta al posto del marito perché non riesce a stare sola senza di lui neanche un minuto. “E’ quando sto sola che stò male” dice Giuliana (film)
“Se dovessi partire mi porterei via tutto, tutto quello che vedo che ho sottomano ogni giorno, anche i portacenere”. Ha tentato il suicidio è spersa si attacca alle pareti per camminare, cerca qualcuno che abbia bisogno di lei. Nella piece teatrale è la poltrona che rappresenta la sua stampella. “Perché devo avere sempre bisogno degli altri? Vorrei avere tutte le persone che mi hanno voluto bene qui come un muro che mi circonda”
Una novella Kaspar Hauser. C’è qualcosa in lei che ci parla di una ricerca di verità che spesso, nella nostra sempre maggiore capacita” di stare al mondo abbiamo perso. Ci siamo accomodati, abbiamo azzittito domande come quelle che lei si pone: “Ma cosa vogliono che faccia con i miei occhi? Cosa devo guardare? L’innocenza della giovane Giuliana, che nel film è rappresentata dal veliero che arriva in un mare limpido e dal canto corale, qui è rappresentata dal canto dell’attrice che la interpreta da giovane.
Corrado trova un solo modo per farsi sentire, si siede sul comò e urla la sua voglia di scappare. Il govane Corrado rappresenta in una scena di sesso con uno sconosciuto la sensazione provata nel rapporto con Giuliana ma non capisce cosa vuole da lui . “C’è qualcosa di terribile nella realtà ed io non so cos’è, nessuno me lo dice” . Molti applausi finali
Anna Maria Felici