Il regista napoletano Mario Martone firma ‘Tango glaciale Reloaded’ ispirato ad uno spettacolo del 1982, messo in scena al teatro Vascello sino al 28 ottobre scorso nell’ambito del Roma Europa Festival 2018.
La pièce originale risale al 1982, quando una generazione di giovani decideva di sperimentare nuove forme di cinema, musica, teatro, arte, con realtà piccole ma vivaci e innovative dominate dal collante musicale che sperimentava linguaggi nuovi per cui spettacoli, concerti, videoinstallazioni, performance e altre forme espressive diventavano espressione vive di “controcultura”.
Tango Glaciale Reloaded questa volta si presenta rielaborato per 60 minuti di esibizione con una performance di danza, mimica, musica e uno scarno recitativo di poche parole ripetute sullo sfondo di una scenografia che evoca la grafica e talora i fumetti di quell’epoca con un mix ancora originalissimo e coinvolgente.
“È una cosa molto particolare, realizzata con tre attori giovanissimi – ci dice Mario Martone -. Ma non si tratta di una semplice operazione nostalgia, non sarà possibile riproporre quella cosa lì e quel tempo lì. E io sono stato a lungo restio, hanno insistito molto perché dessi il via a questa ricostruzione, ne avevo e ne ho paura, è una vertigine. Ma è una macchina del tempo e la consapevolezza che tempi diversi e attori diversi creano cose diverse mi incuriosisce molto”.
Questo Tango, già presentato al teatro Bellini di Napoli, vede la regia dello stesso Martone, in scena Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro, in un riallestimento a cura di Raffaele di Florio e Anna Redi.
“C’è un mondo molto ricco al di fuori delle istituzioni – prosegue Martone – c’è un grande fermento nelle zone alternative, sia rispetto agli spazi che rispetto ai linguaggi. Non ho una percezione negativa della scena odierna, secondo me si tratta di un discorso che si è aperto negli anni passati è proseguito e prosegue”.
Un lavoro underground negli anni ’80, allora con pochi spettatori ma che oggi è in grado di presentarsi ad un pubblico più ampio che si lascia avvolgere, senza attribuire troppi significati, dalla danza mimica, dalle luci, dalla scenografia, architettura urbana e grafica. Tanti piccoli racconti espressivi, evocativi di citazioni di film e altre forme espressive, che suscitano anche emozioni coinvolgenti.
Bravissimi i giovani attori in questa faticosa performance, molti giovani fra un pubblico attento, sala gremita e alla fine, ovviamente, applausi prolungati.
Giuliano Longo