Avvisaglie di congresso. Lorenza Bonaccorsi si dimette dalla presidenza del Pd Lazio

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La Repubblica di questa mattina riportava una ispirata nota politica dal titolo GRANA IN REGIONE DIMISSIONI AL VERTICE PD. Lorenza Bonaccorsi renziana della prima ora si dimette dal ruolo, tutto sommato marginale, di presidente dell’assemblea del Pd  regionale il cui segretario è Fabio Melilli da Rieti riconfermato alla Camera.

Opzione parlamentare sulla quale aveva puntato anche Lorenza risultando poi fra i non eletti e ottenendo come premio di consolazione (si fa per dire) l’assessorato regionale al turismo.

Oggetto del nobile contendere (secondo l’informatissima e -ripetiamo- ispirata  Repubblica) la spartizione delle commissioni consiliari alla Pisana dalla quale sarebbe stato escluso Eugenio Patanè a favore di Rodolfo Lena. Consigliere  sostenuto dall’immarcescibile senatore Bruno Astorre che i voti per la sua area Dem li raccoglie propio (e tanti) nei Castelli e zone limitrofe da cui lo stesso Lena proviene. 

Che la distribuzione delle presidenze alla Pisana sia un mercato delle vacche non è certo una novità. Basta guardare alle porte girevoli di Forza Italia dalle quali entra ed esce Simeoni che finalmente dovrebbe occupare la poltrona della sanità.

Quanto alla rilevanza politica di questi istituti assembleari nutriamo fondati dubbi se non fosse che le presidenze garantiscono un minimo di staff e di fondi in più ai fortunati prescelti.

Semmai il problema è politico e riguarda la precarietà dell’amministrazione Zingaretti che in aula non ha la maggioranza. Di qui la scelta “inclusiva” di concedere 8 delle 12 commissioni (recentemente aumentate ad hoc) alle opposizioni per evitare sorprese in aula e l’eventuale crisi della giunta che peraltro nessuno vuole.

Per di più il governatore ha stabilito una sorta di accordo “a tempo” con la Lombardi e i 5stelle che gli dovrebbe consentire una navigazione tranquilla giusto il tempo che gli occorre per capire cosa vorrà fare il Pd da grande.

Ed è proprio dalle dinamiche interne a questo partito  che si comprende il disappunto della Bonaccorsi che si è ben guardata dal dimettersi anche dall’incarico di assessore. Perché l’iniziativa alla Dogana Vecchia lanciata sabato scorso da Zingaretti tutta fondata sul “frente amplio” della sinistra e delle forze sociali che la sostengono, rappresenta di fatto un’OPA ostile al Pd renziano. 

Senza contare che il quasi accordo regionale con i grillini  contrasta con la scelta del Pd che ha rifiutato la collaborazione con di Maio e il MoVimento, oggi sdoganato e quindi legittimato al governo dalla destra sovranista di Salvini con l’assenso del Cavaliere messo nell’angolo.

E’ quindi legittimo chiedersi se in un prossimo futuro potrà reggere l’asse fra Zingaretti e la Lombardi per di più a fronte di un governo presumibilmente  ostile e con un Salvini sempre più presenzialista sulle cose romane.

Così come è legittimo pensare che Lorenza Bonaccorsi, Orfini, Mancini e tutti quelli che con Zingaretti non sono politicamente d’accordo, comincino a smarcarsi  non tanto dal governo della Regione che fa comodo a tutti, ma dalla probabile intenzione del governatore di candidarsi alla segreteria del partito post-renziano.

Giuliano Longo

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