Cinque Stelle, più ombre che luci nei comuni amministrati in provincia

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I Comuni dovrebbero essere, almeno nelle intenzioni dei Cinque Stelle, il banco di prova della loro capacità di governo nazionale, anche se l’assenza del ballottaggio e l’eventuale ritorno al proporzionale con la nuova legge elettorale, potrebbero far naufragare il loro sogno di gloria contro lo scoglio di una agguerrita coalizione FI/PD. In verità la loro esperienza del governo locale mostra luci e ombre, più ombre che le luci. Perché se la performance della Appendino a Torino la colloca fra i sindaci più amati d’Italia, Virginia Raggi precipita invece agli ultimi posti della graduatoria. Nè va meglio a Parma dove il sindaco Pizzarotti, ostracizzato senza tanti complimenti da Grillo, ripresenterà la propria candidatura con buone possibilità di vittoria con una sua lista. Tornando a casa nostra non è che le cose a Civitavecchia vadano gran che bene, anche se il sindaco Cozzolino resiste nonostante la spaccatura fra i 5stelle in Consiglio.

La città portuale ha suscitato le preoccupazioni dello stesso Grillo che recentemente ha scritto sul suo blog: «Andiamo avanti uniti e compatti. Non mollate ragazzi!». Ammettendo che la spaccatura c’è ed è pure preoccupante. Infatti   pochi giorni fa  la presidente del Consiglio di Civitavecchia Alessandra Riccetti, ha  lasciato malamente il Movimento con le seguenti affermazioni: «Non eravamo quelli dello streaming? Non dovevamo aprire Civitavecchia come una scatoletta di tonno? Io non mi sento più a casa nel MgS». Alcuni giorni dopo si dimette anche il consigliere Patrizio Carlini,  che accusa il Movimento di «scarsa trasparenza». A  Carlini subentra l’ormai ex grillino Luciano Girolami che molla immediatamente il gruppo dei  dei 5 Stelle e passa a quello al Misto. Cozzolino, in evidente difficoltà e temendo altre defezioni, rilascia una intervista al Fatto Quotidiano con la quale tira in ballo i soliti poteri forti: «Certamente, in gioco ci sono interessi di peso. Il porto è una delle principali stazioni appaltanti d’Italia.»  Ma ammette che il Movimento «ha bisogno di un po di più di struttura, anche per supportare i territori e i sindaci che sono in trincea.» Che in parole povere vuol dire  trasformarsi sempre più da movimento in un partito vero e proprio. Missione non impossibile visto che ormai rete o non rete, con o senza la piattaforma Rousseau, la trasformazione è già in atto per di più  con un leader ed un vertice onnipotenti.

Tuttavia i sindaci pentastellati sono ormai numerosi anche nella nostra provincia e bene o male governano senza infamia e senza lode. Insomma, il Movimento si va radicando nei territori, il che fa perdere il sonno agli avversari e soprattutto al Pd in vista delle regionali del 2018. Probabilmente (almeno per sua stessa pubblica ammissione)  Nicola Zingaretti correrà per il secondo mandato e per il Movimento la partita si fa difficile.  Tocca quindi trovare un candidato che abbia capacità mediatica ed esperienza. Circola insistentemente la voce che il competitor di Nicola potrebbe essere il giovane sindaco di Pomezia Fabio Fucci che, a quanto pare, ha ben amministrato il suo Comune in questi anni. Già molti a sinistra si augurano che Virginia insista nella sua scadente performance amministrativa. Per di più facendo conto che fuori da Roma il consenso dei 5stelle non è poi così eclatante. Ma se Virginia (si mormora nel Pd) continuasse a darci una mano…

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