Intervista a Bersani: «Pisapia è in grado di unire. Dialoghiamo con il Pd ma con la destra non ci andiamo»

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Perluigi Bersani non crede ai sondaggi che danno Mdp Articolo Uno con qualche punto percentuale nella tombola elettorale, non ci crede perché rimane convinto che le varie forze della sinistra del Pd, unite, possono raggiungere un risultato di molto migliore. Ne sarebbe un segnale la partecipazione di tanta gente alle iniziative che vedono la sua presenza in tutta Italia.

Ottimismo che parrebbe confermato anche dal pienone, ieri ad Albano, dove ha parlato nei giardini del Museo in via del Risogimento. Accompagnato dal suo ‘uomo organizzazione’ Nico Stumpo, è stato introdotto dagli interventi del vice sindaco della cittadina Laziale, Maurizio Sementilli, recentemente confluito in Mdp, dall’on. Filiberto Zaratti, già Sel e dall’ex consigliere regionale del Pd Carlo Ponzo.

Un discorso pacato quello di Bersani che lascia aperte molte porte anche alla sinistra interna del Pd, ma molto fermo nei contenuti, nelle ragioni che hanno motivato una scissione che stenta ancora ad assestarsi in «un soggetto politico radicato e ampio».

Dalla crisi della globalizzazione che genera i mostri del populismo di destra a quella “mucca” del disagio sociale che gira nei corridoi della società e che il Pd non vede, Bersani riafferma la sua contrarietà al Jobs act e al ristabilimento surrettizio dei voucher.

Pensa a una riforma della scuola partecipata, a un dialogo permanente con le forze del lavoro e guarda ai successi Usa di Sanders e a quelli targati UK di Corbyn perché, dice, «sono proprio quelli dai capelli bianchi che hanno coscienza del passaggio da una fase storica all’altra.»

Ai giochini del politichese non ci sta, parla di contenuti e proposte corroborate da analisi serie e non da spot mediatici dalle gambe corte. Alla fine di un discorso che è durato poco più di mezz’ora gli abbiamo buttato là qualche battuta, sollecitati dal suo staff a non fargli perdere l’aereo.

Onorevole Bersani, Pisapia afferma che molti di voi avrebbero la testa rivolta indietro, ad un passato irrecuperabile, insomma, ci è andato giù duro….

– La questione non è di guardare indietro o avanti, la stessa esperienza della sinistra mondiale di Sanders o di un Corbyn ci insegna e, qualche volta aiuta, a guardare più in là. Comunque la testa indietro noi non ce l’abbiamo, ce l’ha invece chi pensa che le cose vanno bene così e che bisogna andare avanti così per il centro sinistra. La testa indietro ce l’ha chi non vede i problemi.

In ogni caso, dopo le ultime posizioni di Pisapia, c’è un problema di leadership per il suo partito che non è ancora partito in senso stretto e nemmeno movimento.

– Guardi io queste cose, queste dichiarazioni non riesco a drammatizzarle, perché so  bene che siamo all’avvio di un processo. Per me Pisapia è la persona giusta per tenerci tutti assieme. Naturalmente nel suo stile, nel suo modo, che non è dell’uomo solo al comando e del ‘faccio tutto io’. E poi la gente si è anche stancata di quel modo di intendere le leadership. E’ chiaro che una persona come Giuliano per come è il suo carattere, pensa a un meccanismo plurale, a un gioco di squadra. E di questo abbiamo veramente bisogno. Quindi sono fiducioso, perchè se è vero che abbiamo più pane di problemi da affrontare che denti per affrontarli con strutture e organizzazione, abbiamo dalla nostra la forza delle cose e non possiamo non sentircela sotto i piedi.

In che senso?

– Nel senso che a sinistra del Pd c’è un’area vasta che è restata a casa anziché andare a votare, che è a disagio, sconcertata, spaesata, ma non è solo la gente del mio profilo, della mia cultura e della mia esperienza, non è solo gente di sinistra classicamente intesa, è un popolo che vive un profondo disagio ma si sente di centro sinistra. Guarda qui ad esempio, ovunque vado c’è sempre più gente che sedie. Quindi sono le cose e i fatti che ci porteranno a trovare la strada.

Allora non c’è alcuna contraddizione fra Partito e Movimento?

– Certo la differenza c’è perché un movimento è tale se ha l’ambizione di diventare una forza politica, ma non si ritiene un partito bensì un catalizzatore, un soggetto che promuove. Noi a differenza dei 5stelle sappiamo cos’è un partito e non rinneghiamo certo la forma partito, ma non vogliamo nemmeno fare l’ennesimo partitino, vogliamo una forza progressista larga e plurale perché è questo che ci chiede la realtà e soprattutto la gente.

Ultima domanda, per le prossime scadenze elettorali, come vi collocherete?

– Senza animosità. Di fronte alla scadenza della prossima legge di stabilità, ormai imminente, faremo delle proposte. Investimenti per dare lavoro, regole contro l’umiliazione del lavoro stesso, sistemi universalistici, progressività fiscale. Sotto questi titoli andremo nel concreto e con proposte precise. Ci aspettiamo che il governo Gentiloni abbia la forza di correggere qualcosa in questa direzione rispetto a quanto si è fatto prima.

Ultimissima battuta, Renzi rimane un problema?

– il Pd sceglie il suo segretario e non è che io passo tutta la vita a pensare a Renzi. Detto questo il Pd ammetterà che noi siamo per un centrosinistra e parliamo con tutti. Quindi anche con il Pd, ma non siamo d’accordo con le politiche fatte sino adesso. Se possiamo trovare un accordo bene, altrimenti vai dove ti porta il cuore, ma noi con la destra non ci andiamo.

Più chiaro di così…..

Giuliano Longo

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