I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, all’esito di indagini coordinate dalla Procura, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 4 persone, ritenute responsabili di peculato ai danni delle ”società di scopo”, come tali aventi natura pubblicistica, Ligestra Srl e Ligestra Due Srl, entrambe controllate da Fintecna Spa e appositamente costituite per la cessione dei patrimoni di società in liquidazione coatta amministrativa che facevano parte dei gruppi Efim e Italtrade o erano riconducibili a Enti soppressi. Oltre alle quattro persone destinatarie delle misure cautelari, sono indagate, per un danno patrimoniale complessivo di oltre 64 milioni di euro, altre 9 persone. In carcere sono finiti Riccardo Taddei, classe 1958, romano, già direttore generale di Fintecna Spa e presidente del Consiglio di Amministrazione della Ligestra Due Srl, e Vincenzo Eugenio Di Gregorio, genovese, amministratore delegato della Sagest Spa. Arresti domiciliari, invece, per Alessandro La Penna, romano, già amministratore delegato della Ligestra Srl e consigliere delegato della Ligestra Due srl e Domenico Zambetti, barese, già collaboratore a contratto della Ligestra Srl. L’indagine trae origine dai risultati di ispezioni svolte dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia nei confronti di un istituto di credito, dalla quale erano emerse anomalie nella gestione e riscossione di crediti delle ”società di scopo” sopra menzionate.
Gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma hanno accertato che gli indagati, i quali non fanno più parte degli organi direttivi delle imprese pubbliche, hanno acquistato partecipazioni societarie e crediti a condizioni tanto vantaggiose per la parte acquirente, quanto assolutamente diseconomiche per le società cedenti, a vantaggio del solo imprenditore Di Gregorio. Quest’ultimo ha avuto accesso al patrimonio di informazioni riguardanti il vasto portafoglio di società acquisite dalle Ligestra, potendo in tal modo valutare l’appetibilità di eventuali operazioni di acquisizione, sfruttando due contratti di consulenza e collaborazione conclusi con le due ”società di scopo”. Osserva il Giudice che accordi così congegnati appaiono caratterizzati da un’intrinseca posizione di conflitto, incompatibile con lo scopo dichiarato di soddisfare l’interesse esclusivo delle Ligestra. Una delle progettualità illecite più rilevanti è riferibile a una di serie di operazioni attraverso le quali Ligestra è stata privata, in concreto, di una partecipazione in Safim Factor S.p.a. (ex gruppo Efim) poco prima che quest’ultima, circostanza nota agli indagati, diventasse titolare di un credito pari a circa 40 milioni di euro in virtù del favorevole esito di un contenzioso.
Anche grazie alle indagini tecniche esperite, è stato possibile impedire la riscossione del credito milionario da parte di Di Gregorio, oggetto di sequestro disposto in via d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Roma alla fine del 2016 e poi confermato nei vari gradi di giudizio (la Corte di Cassazione si è espressa in via definitiva nel luglio 2017). La sottoscrizione dei contratti ”capestro” è stata resa possibile, oltre che dalla connivenza degli indagati e dai ruoli chiave rivestiti da ciascuno, soprattutto dalla stretta amicizia, risalente nel tempo, tra Taddei e Di Gregorio, tale da portarli ad aprire un sito web in cui, celandosi dietro i nomignoli di ”Cric & Croc”, si sono attribuiti i ruoli di ”Responsabile Acquisti-legale-contrattualistica-controllo gestione, …, Partner di Croc” (Taddei) e ”Irresponsabile Vendite, Creatività-Corruzione-Immagine-Compulsive Buyer, Partner di Cric” (Di Gregorio).