Una voragine, una immensa ferita nel pieno centro di Roma, parliamo di un cantiere che chiude, quello che doveva ammodernare e potenziare la stazione Flaminio della Roma Viterbo. Un vulnus difficilmente sanabile se non ci saranno interventi urgenti.
La situazione l’hanno spigata in conferenza stampa l’ Ing. Gerardo Brindisi responsabile della commessa, il Dott. Luca Bosi Presidente di SICREA e
l’ Avv. Salvatore Napolitano legale dell’ATI che deve realizzare il progetto.
Un’opera da 45 milioni di cui 15 già eseguiti relativi alle stazioni di Piazzale Euclide, Acqua Acetosa, Campi Sportivi, Monte Antenne, Tor di Quinto, Due Ponti, Centro Rai Labaro e Prima Porta. I rimanenti 30.000.000 riguardano la nuova stazione di Piazzale Flaminio.
E qui cominciano i guai perché degli 8.000.000 eseguiti sino ad oggi ne sono stati pagati 2.600.000 e le imprese attendono da un anno il pagamento del credito scaduto di 5.400.000.
In queste condizioni le imprese non ce la fanno più quindi decidono di sbaraccare il cantiere lasciando a spasso 60 operai oltre l’indotto.
Come è potuto succedere? La stazione appaltante è Atac la quale dovrebbe verificare lo stato avanzamento lavori ed erogare di volta in volta le somme che vengono tuttavia dalla Regione. Peraltro impegnata con altri due bandi da 100 milioni in totale per l’ammodernamento dell’intera tratta Roma Viterbo, progetto che senza il completamento della stazione Flaminio rischia di bloccarsi.
L’intervento era stato avviato ad aprile 2014 incontrando numerosi rallentamenti dovuti alla presenza di reperti archeologici.
Insomma una situazione difficile, ma tutto sommano sostenibile almeno sino a quando Atac decide di entrare in concordato ed è a quel punto che si bloccano i pagamenti della Regione.
Cattiverie dell’amministrazione Zingaretti? No, il semplice fatto che con la probabile entrata in vigore del concordato i finanziamenti della Regione potrebbero finire nel calderone della procedura giudiziaria e magari destinati ad altri fini anziché al pagamento delle imprese.
Secondo gli imprenditori il buonsenso suggerirebbe di evitare l’inutile passaggio delle somme nelle casse di Atac SpA dirottandole direttamente all’ATI esecutrice dei lavori che avrebbero consentito un incremento del numero di convogli e una migliore fruibilità della struttura collegata con la vecchia stazione di Piazzale Flaminio e la esistente stazione della metro.
Ora è tutto bloccato compresi gli importanti reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi stoccati in attesa di destinazione in loco come era nel progetto iniziale.
Una situazione intollerabile anche per i residenti che si affacciano sul cantiere, ma soprattutto per il decoro del centro storico.
Giuliano Longo