“Visionaria”, la sinistra che si rimette in cammino. Intervista a Marta Bonafoni

Conto alla rovescia per il festival. A tu per tu con la capogruppo della Lista Civica di Zingaretti alla Pisana

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marta bonafoni

Marta Bonafoni la ricordiamo come battagliera commentatrice, giornalista e direttrice  di Radio Popolare sino a quando diventa consigliera regionale nel 2013. Confermata nel listino di Zingaretti alle Regionali di quest’anno, è politicamente una risorsa del vice presidente, Massimiliano Smeriglio.

Ha sempre condotto le sue battaglie per i diritti civili e le donne dalla sinistra del Pd, inizialmente con Sel, sin dai tempi di Vendola. Oggi, a 42 anni, è capogruppo della Lista Civica di Zingaretti alla Pisana e componente delle commissioni “Sanità e politiche sociali” e “Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione e diritto allo studio”. Nell’ambito del festival di “Visionaria”  sarà protagonista del dibattito sull’accoglienza di mercoledì 12 settembre alle 19.00 insieme ad Emma Bonino e Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e fra i promotori “l’Italia in comune”, rete che riunisce numerosi sindaci di orientamento democratico.

Ma cos’è  “Visionaria “?  “Un festival della razza umana” che il 15 settembre alle 19 verrà concluso da Zingaretti con Smeriglio.

Un titolo un po’ ambizioso, non crede?

L’abbiamo chiamato  “Visionaria” perché nel tempo della paura e del rancore è soprattutto di una visione che sentiamo il bisogno. Una visione per una nuova politica, certo, ma ancora di più e ancora prima una visione di società. Un nuovo modo di stare insieme nel tempo delle crisi, per uscirne senza replicare gli errori del passato e per attraversarle senza alimentare questa guerra per il diverso che è diventata  la colonna sonora del nostro Paese. 

Una sorta di festival contro corrente con i tempi che corrono.

Nel tempo delle risposte semplici proveremo per sei giorni a farci soprattutto molte domande: il welfare, le forme della rappresentanza, l’accoglienza dei migranti, l’Europa, i sovranismi, la ricostruzione di una possibilità per Roma, la rigenerazione del campo progressista italiano, l’ecologia, il femminismo, la lotta alle disuguaglianze. 

Appare piuttosto arduo rigenerare un campo progressista con un Pd incerto che nemmeno ha ancora deciso la data del suo congresso. 

Guardi, io penso che il centrosinistra e la sinistra per troppo tempo sono stati convinti di essere portatori di verità, certi di avere tutte le risposte in tasca. E’ l’altra faccia del filo che si è spezzato, tra i partiti delle coalizioni democratiche così come le avevamo conosciute e la società. La mancanza di ascolto, l’assenza nei quartieri, in mezzo alla vita delle persone, la supponenza di chi si addormentava convinto di sapere tutto e si è risvegliato trovando un mondo tutto cambiato. E finisce che questo mondo gli ha voltato le spalle. 

Più che un festival questo di “Visionaria” appare più come un manifesto politico.

Con tutta umiltà le dico che questa festa ci servirà per dire che anche la migliore classe dirigente non può mai smettere di imparare, di formarsi. Occorre avere il coraggio di cedere sovranità, lasciare parola ed azione alle migliori esperienze sociali e cooperative che in questi anni hanno tenuto botta al vuoto e all’insufficienza istituzionale e politica e che ora possono essere ricondotte all’interno di un nuovo modello di sviluppo che tenga insieme innovazione e giustizia sociale. 

L’impressione è che anche questa iniziativa sia di supporto a quel “campo vasto” sul quale sta impostando la sua battaglia congressuale Nicola Zingaretti.

Credo che questa interpretazione sia limitante perché la nostra intenzione, che non si esaurisce con una festa, è quella di produrre una svolta nel martoriato campo del centrosinistra. In ogni caso la spina dorsale della festa saranno il racconto e l’esperienza dei governi della Regione Lazio e di alcuni municipi di Roma dove, attraverso coalizioni larghe, plurali, capaci di aprirsi alle migliori energie del civismo, sta già prendendo corpo e crescendo un altro modello di Paese. Per quanto riguarda Zingaretti la sua sfida riguarda anche noi e non solo gli iscritti e i militanti del Partito Democratico. Anche perché  la possibilità di un campo di forze rinnovato, largo, plurale, inclusivo, con donne e uomini di una nuova classe dirigente , è l’unica chance che il nostro Paese ha per fermare la corsa nel precipizio dell’odio e dell’inconcludenza, di questo governo giallo-verde.

Giuliano Longo

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