Sanità, Asl Rm5: al via progetto patologie stress da lavoro

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“La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo perche’ questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congedo di sofferenza” (Adriano Olivetti, ai lavoratori di Pozzuoli 1955). Questa la frase che costituisce l’anima del progetto che sara’ portato avanti dall’Associazione APOLIS all’interno della Asl Roma 5 ‘finalizzato a garantire nell’ambito della Asl Roma 5 un’attivita’ di studio e formazione in merito al rischio psicosociale dei processi organizzativi, con lo scopo di definire un sistema in grado di attuare un’adeguata prevenzione dei disagio di chi abita il contesto lavorativo e incrementare una cultura organizzativa che miri a una corretta gestione della dimensione psicosociale dei processi organizzativi, migliorare il clima organizzativo, aumentare le performance assistenziali, diminuire gli sprechi e i rischi clinici, migliorare l’economicita’ dei processi”. Cosi’ in una nota l’ASL Roma 5. “Non solo un adempimento normativo. Andremo oltre l’individuazione delle criticita’- ha commentato Giuseppe Quintavalle, nuovo Commissario straordinario- a favore di un miglioramento dei processi organizzativi, del clima aziendale, delle performance assistenziali e della diminuzione di sprechi e rischi clinici. L’obiettivo e’ quello di costruire una nuova cultura a misura di uomo”.

“Lo scopo e’ mettere in sicurezza le singole strutture organizzative e ridurre il rischio d’insorgenza delle patologie stress lavoro correlate che sono complesse e molteplici.Il “disagio da lavoro”- spiega il presidente dell’associazione, Enzo Cordaro- matura all’interno di un contesto sociale disfunzionale, il quale riesce a rendere conflittuali le relazionalita’ e inefficaci i processi comunicazionali dei gruppi sociali che vi operano. Secondo questa considerazione per fare un’adeguata prevenzione del disagio da lavoro non sono sufficienti interventi tecnici che mirano solo a rilevare la problematicita’ soggettiva, ma si ha la necessario di agire sulla complessiva dell’organizzazione in analisi che con la continuita’ necessaria, sia in grado di analizzare i contesti organizzativi, modificarne L’ETOS dominante e intervenire per migliorarne la vivibilita’ sociale. Quest’azione impone, sia un’attenta valutazione delle caratteristiche della ‘cultura organizzativa’ e sia adeguati interventi in grado di attuare modifiche dei modelli operativi per renderli maggiormente funzionali al contesto. Provvederemo ad analizzare e valutare le dimensioni psicosociali dei processi organizzativi; a rilevare le situazioni a rischio; a garantire nelle situazioni maggiormente problematiche interventi in grado di ridurre il rischio; a creare ‘momenti formativi e spazi di ascolto’ riferiti sia al singolo soggetto e sia a gruppi e curare in modo particolare l’informazione e la formazione del personale”.

“Quindi- continua la nota- chiedere per conoscere per capire per agire e migliorare. Non basta sapere ‘Tu che problema hai e come stai’, ma e’ indispensabile, per interpretare il disagio come conseguenza della realta’ lavorativa, connettere la dimensione individuale con il contesto in cui le persone sono inserite, verificare la potenzialita’ “patogenetica” del sistema organizzativo e predisporre interventi in grado di ridefinire il modello relazionale, ridurre il conflitto e le costrittivita’ organizzative, ridefinire un sistema comunicazionale dei gruppi di lavoro”. “In ultima istanza proporre sistemi virtuosi in grado di dare forza alla capacita’ di autopoiesi dei sistemi organizzati e incrementare la forza di coesione dei gruppi. Lo strumento prioritario sara’ un’attenta azione formativa che sia in grado di dare consapevolezza ed conoscenza. L’obiettivo- spiega l’Asl- e’ quello di lavorare meglio per vivere meglio e nessuno e’, e sara’ mai, sotto ‘processo’: si chiede per sapere non per punire”. “Nel progetto l’attivita’ si articola in una prima fase di studio finalizzato a rilevare il modello psicosociale che influenza la vita nei diversi presidi sanitari. Lo scopo dell’indagine- conclude il comunicato- e’ quello di penetrare la conoscenza dei modelli comportamentali dei gruppi operativi e di attivare successivamente una seconda fase dedicata a definire moduli formativi specifici per presidio e/o servizio con lo scopo di rimuovere e/o modificare le disfunzioni organizzative. L’obiettivo ultimo risulta quello di prevenire il disagio da lavoro e di porre le singole strutture analizzate in grado di creare adeguati spazi vitali maggiormente funzionali all’operativita’”.

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