di ALBERTO SAVA
La lettura del voto referendario si presterà nei prossimi giorni alle più sofisticate interpretazioni, ma i numeri che leggiamo sono netti: ha votato quasi il 70 per cento degli elettori: una percentuale ormai perduta nella notte dei decenni passati, troppo alta per essere giustificata dalla mera bocciatura di una riforma di livello costituzionale, articolata, diversificata e molto tecnica dal punto di vista giuridico.
IL NO DELLA NAZIONE
Il No è troppo poderoso per identificarlo solo come il rifiuto dell’uomo solo al comando. Matteo Renzi paga la totale assenza di un rapporto reale con il Paese, e con gli strati sociali più umili e in difficoltà. Il No è anche, e soprattutto, un campanello d’allarme per l’intera classe politica, è un avvertimento lanciato all’intera classe dirigente, e continuerà a risuonare anche al netto degli effetti nazionali. Nel No c’è il forte richiamo, probabilmente l’ultimo, a stare con i piedi piantati a terra, e rimettere al centro della gestione della Cosa Pubblica il Popolo, con la sua quotidianità reale, le sue sofferenze e le sue speranze, e non la rappresentazione di una realtà virtuale e favolistica dove si impone per decreto che tutto va a gonfie vele, e ci si aiuta per questo con slides, slogan e balle.
E QUELLO DEL LITORALE ROMANO
Anche il voto della provincia di Roma parla altrettanto chiaro: 62% per il No, 38% per il Sì. L’affluenza alle urne supera il 69,5%. Un No, oltretutto, foriero anche di evidenti riverberi locali nel nostro comprensorio. Partiamo da Tolfa, il quarantunenne sindaco Luigi Landi, al suo secondo mandato, pur avendo riconquistato la fascia tricolore con un consenso bulgaro, non ha mai indossato la maschera del presuntuoso arrogante, ed ha continuato con intelligenza, fiuto politico e capacità amministrativa, l’azione di governo di Alessandro Battilocchio, il quale ha sempre puntato al miglioramento radicale e strutturale della qualità della vita dei tolfetani. Risultato: 40,1% al Sì e 59,9 al No che vince, certamente, ma con la percentuale più bassa del litorale a nord di Roma.
Ad Allumiere, governata dal centrosinistra, le percentuali cambiano allineandosi al trend generale (35,71% al Sì e 64,29% al No).
Dalla collina al mare. A Santa Marinella, governata dal centrodestra, il risultato cambia di poco (33,50% al Sì e 66,50 al No). Poco più a sud le urne dicono ben altro.
A Cerveteri, dove l’azione politica, amministrativa e umana del sindaco Pascucci è da leggere nel verso diametralmente opposto a quella del sindaco di Tolfa, il No vince con la percentuale bulgara del 70% (29,51% al Sì e 70,43% al NO. Un top level negativo che Cerveteri condivide con la vicina Ladispoli (28,80% al Sì e 71,20% al No), logorata da venti anni di ininterrotto governo della medesima classe politica, la cui appartenenza al centrosinistra è diventato ormai un fattore incidentale, rispetto all’esercizio poderoso del potere fine e se stesso, e con Fiumicino (28,71% al Sì e 71,29% al No), dove la stella del consenso per il sindaco Esterino Montino appare appannata e lontana anni luce dal compianto Giancarlo Bozzetto, suo compagno di partito poi passato a Sel. Il monito è per tutti, anche per M5S che…
L’articolo in versione integrale sul Giornale della Provincia di martedì 6 dicembre 2016
(Foto agenzia Dire)