Nonostante qualche sparo e qualche pestaggio qua e là ai ‘negri’, comunque indicati spesso come vettori di delinquenza (se non di malattie), pare che un problema di razzismo in Italia non esista proprio. Anzi, dopo le misure contro gli sbarchi il nostro Paese appare proprio per il paradiso dell’accoglienza, anche per chi ne ha diritto per le leggi internazionali sui rifugiati politici.
Secondo quel noto antropologo che è il ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana (dopo studi approfonditi con Salvini sulle migrazioni avvenuti in via Bellerio sulla Comasina a Milano) il problema non esiste proprio. Anzi, il razzismo è diventata una bandiera dietro cui si nascondono gli attacchi dei globalisti al popolo italiano.
Senza spiegare chi sarebbero questi ‘globalisti’ (forse la lobby ebraica guidata dal finanziere Soros o dal protocollo dei saggi di Sion che finanziano le Ong?), il Fontana, aduso anche lui a comunicare su Facebook perché i comunicati ufficiali non ‘rendono’, fa sapere di voler abolire la Legge Mancino, che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, oltre a punire anche l’utilizzo di simbologie legate ai suddetti movimenti politici.
A parte il fatto che questa legge viene scarsamente applicata anche dalla magistratura nonostante scritte, raids e propaganda fascista chiaramente visibile a Roma, meglio abolirla addirittura, sennò in galera rischia di andarci qualche neo adepto della Lega fresco fresco. Non ultima Casa Pound.
Ovviamente il Salvini non è fascista ma sovranista, che è tutta un’altra roba, concorda con l’amico del bar Fontana e annuncia “alle idee, anche le più strane, si risponde con le idee, non con le manette”. Trovandosi in questo d’accoro con i manettari dei 5stelle che del giustizialismo ovunqe e comunque hanno fatto la loro bandiera, potrebbe tranquillamente rappresentare una forca per i corrotti di ogni ordine e grado.
Orbene, la legge Mancino è nata nel giugno del 1993 e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.
Eppure Lega Nord, con straordinaria preveggenza sul propio luminoso futuro destrorso (checchè ne dicesse Bossi sull’antifascismo dei Lombard), propose nel 2014 un referendum per abrogarla sostenendo che si trattava di una legge “liberticida”.
Sta di fatto che questa ondata di desta ‘sovranista’, per non dire xenofoba, mette in allarme la comunità ebraica da sempre vigile sui rigurgiti razziali che da tempo stanno connotando larga parte d’Europa.
Tanto che nel timore di una rinnovato antisemitismo diffuso certamente non in Italia ma sicuramente nei paesi del nord e centro Europa, Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana lancia l’allarme e scrive: “Grazie alla normativa vigente è stato possibile per la magistratura individuare e colpire i gruppi neonazisti che progettavano azioni antisemite come avvenuto per Militia e per Stormfront i cui protagonisti, che progettavano anche di colpire fisicamente membri della Comunità Ebraica, sono stati arrestati e condannati in virtù di questa legge”
Quindi rivolgendosi a Fontana aggiunge: “Se si accetta l’incarico di Ministro della Repubblica di questo Paese lo si deve fare coscienti della storia e della responsabilità evitando boutade e provocazioni stupide. Sopratutto a ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi Razziali sarebbe bene comprendere come combattere le discriminazioni invece che strizzare continuamente l’occhio ai neofascismi.”
Solo che Fontana non è stupido, ma cavalca un’onda di cripto razzismo in difesa di confini che i nostri imprenditori del centro nord superano da decenni con le loro esportazioni. Se poi si pensa di avere su questa linea un supporto a spada tratta, Putin a parte, dagli Usa di Trump, sarebbe bene si chiedessero quanto ha pesato il sostegno della lobby ebraica americana sulla sua elezione.
Giuliano Longo