Roma: pasticcio edilizia agevolata, sos per 400mila famiglie

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Secondo quanto riportato dall’ANSA sono circa 400 mila le persone che a Roma hanno acquistato la loro prima casa nei cosiddetti Piani di zona, ovvero con l’edilizia agevolata o convenzionata ma molti di questi, che successivamente hanno venduto l’immobile, oggi si vedono arrivare ingiunzioni di pagamento per migliaia di euro da parte di chi ha comprato negli anni, a sua volta, la loro casa.

E’ il caso di Roberto Tassone che nel 2003 ha comprato per circa 100 mila euro un immobile in edilizia agevolata nella zona Torresina e 10 anni dopo, per modificate esigenze familiari, ha rivenduto l’immobile a 265 mila euro, a prezzo di mercato. Ora gli acquirenti di allora gli chiedono la restituzione di oltre 160 mila euro, sostenendo che non poteva vendere a prezzo di mercato e lui ha pagato la cosiddetta affrancazione, una somma da versare al Comune pari a circa il 5% del prezzo di mercato. “Ma io non sapevo che esistesse la procedura di affrancazione – spiega Tassone – e mi venne anche rilasciata dal Comune di Roma una dichiarazione che affermava che l’immobile poteva essere alienato a chiunque a prezzo di mercato trascorsi cinque anni”. Nel 2013 il Comune di Roma mando’ una nota al Consiglio Notarile di Roma ribadendo lo stesso concetto. A far gelare il sangue ai vecchi proprietari e’ intervenuta una sentenza della Cassazione nel 2015 che ha affermato la sussistenza del vincolo del prezzo massimo di cessione. Dunque l’acquirente puo’ richiedere, retroattivamente, al proprio venditore la restituzione della differenza tra il prezzo liberamente pattuito nella compravendita di anni prima ed il prezzo massimo di cessione previsto nella convenzione originaria. A seguito di questa sentenza sono iniziate ad arrivare ad alcuni venditori, come il signor Tassone, le lettere di diffida per centinaia di migliaia di euro. In piu’ ad inizio 2018 e’ arrivata una sentenza di primo grado in cui il venditore e’ stato condannato alla restituzione di circa 300.000 euro. Il 17 aprile scorso, invece, il Tribunale di Roma, con un’ordinanza di primo grado, ha respinto la domanda di un acquirente che chiedeva la restituzione di 177 mila euro quale prezzo eccedente quello massimo di cessione, limitando la condanna del venditore esclusivamente alle somme necessarie per ottenere la cosiddetta affrancazione dell’immobile, pari alla ben piu’ contenuta somma di 10 mila euro. Proprio ieri la giunta capitolina ha approvato una delibera per coordinare e snellire le procedure per le affrancazioni e le trasformazioni in materia di Piani di zona. Dopo l’approvazione del provvedimento in Assemblea capitolina – assicura il Campidoglio – saranno pubblicate le formule di calcolo per dare la possibilita’ ai cittadini di calcolare gli importi che dovranno sostenere. “Rimane il fatto che l’affrancazione ormai riguarda il nuovo acquirente – spiega Tassone – che, e’ assurdo, potrebbe vincere la causa, pagare l’affrancazione e poi rivendere l’immobile a prezzo di mercato. La responsabilita’ di questo pasticcio e’ del comune e dei notai ma le uniche vittime rischiamo di essere noi”.

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