La corte di appello di Roma ha condannato l’Inail a risarcire gli eredi di Roberto Lucandri, dipendente dell’Asl presso l’ospedale di Rieti ucciso da un mesotelioma causato dall’amianto il 27 aprile 2018. E’ stata ribaltata cosi’ la sentenza di primo grado con la quale il tribunale di Rieti aveva rigettato le domande di Lucandri, all’epoca ancora in vita, deceduto mentre era in corso il giudizio di appello. La vittima della fibra killer, assieme ad un altro collega, Mario Nicoletti, morto sempre per mesotelioma il primo marzo 2016, aveva lavorato nel nosocomio manipolando materiali contenenti amianto. Ora verra’ proposta l’azione di risarcimento dei danni nei confronti dell’Asl di Rieti. “Finalmente giustizia e’ fatta – ha dichiarato l’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha diffuso la notizia -. L’Inail di Rieti ha negato l’origine professionale del mesotelioma di Roberto Lucandri, come per il suo collega, nonostante l’ospedale fosse imbottito di amianto, circostanza incontestabile. Attendiamo ora gli esiti del procedimento penale, ancora in fase di indagine, perche’ si faccia giustizia anche nei confronti di chi ha esposto questi lavoratori e anche i cittadini che frequentavano l’ospedale di Rieti a polveri e fibre di amianto”. “Nel ‘Libro bianco’ delle morti di amianto in Italia risultano censiti 250 ospedali con amianto (stima per difetto) e 374 casi di mesotelioma nel personale sanitario (pari all’1,9%) – ha spiegato il legale -, e’ solo la punta dell’iceberg, poiche’ ci sono almeno il doppio dei casi di cancro del polmone e centinaia di altre patologie asbesto correlate (asbestosi, placche pleuriche, cancro della laringe, faringe, etc.). Un’emergenza che Ona denuncia da tempoe che impone una presa di coscienza con immediate iniziative di bonifica e messa in sicurezza dei siti ancora contaminati”.