“Un giorno capiremo”, il calcio come metafora della vita

Dolore e rinascita nel romanzo dell'esordiente Mattia Di Carlo

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di MARIA CRISTINA MANNOCCHI

“Un giorno capiremo” dell’esordiente Mattia Di Carlo (classe 1997) è un romanzo che vola alto, verso un cielo romano fatto di “onde rossastre. Sporcate di giallo, spuzzate di indaco e bagnate di viola”. E affonda le mani nel fango delle borgate in cui “si può morire senza morire”. Racconta di una squadra di giovani avanzi di galera. Vengono da Rebibbia, da Casal del Marmo, fare goal per loro significa prendersi una rivincita sull’esistenza.

Il calcio come metafora della vita, come palestra di una società multietnica. Il Kleos, nome della squadra che in greco vuol dire “gloria”, vince, scala le classifiche e va in serie A. E i ragazzi saranno catapultati in una giostra di festini e auto di lusso. Ma c’è sempre qualcosa che li salva, come un candore, un’aurea di bellezza che li avvolge, e li richiama a qualcosa di più grande proprio quando sembrano toccare il fondo.

Le vicende incalzano tra dialoghi serrati, suspence, montaggio veloce di scene. Una scrittura avvincente costruita come un medley in cui si fondono le canzoni di Ramazzotti e quelle Edith Piaf, Ben Harper, James Joyce e dettagliate telecronache calcistiche. Il sangue crudo dei pestaggi e la poesia. Il lettore sprofonda dentro le pagine di questo giovane scrittore, avvolto dall’umanità dei personaggi. Forse un giorno capiremo la trama invisibile che lega dolore e rinascita. Di Carlo sembra quasi intuirla.

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