Dall’analisi collettiva ai film con Bellocchio: muore Massimo Fagioli

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Neuropsichiatra, scrittore e intellettuale nato in provincia di Ascoli Piceno nel 1931 e scomparso stamattina a Roma, Massimo Fagioli era il padre dell’analisi collettiva. Una teoria che ha guidato la sua ricerca e che lo stesso Fagioli ha ripercorso due anni fa, in un’intervista all’Adnkronos in occasione dei 40 anni dal suo inizio, definendola “un pensiero e una prassi rivoluzionaria”.

 

Una teoria che aveva affascinato la sinistra italiana e alcuni suoi intellettuali, tra i quali il regista Marco Bellocchio che l’ha ‘messa in scena’ in film tre film che hanno visto la collaborazione dello stesso neuropsichiatra: ‘Diavolo in corpo’, ‘La condanna’ e ‘Il sogno della farfalla’. Le sedute di psicoterapia che si svolgevano a Roma nel suo studio privato di Trastevere, avevano luogo quattro volte a settimana, con centinaia di pazienti. “Nessun contratto né onorario – spiegava Fagioli – ciascuno si siede dove vuole, parla quando vuole, non conosco neppure il nome. Il mio rapporto è con la realtà umana degli altri. Non ci sono identità professionali, né sociali. Tutti uguali”. Un lavoro nel quale passava “da un gruppo psicotico ad una realtà di ricerca collettiva sulla mente senza coscienza. Dopo quaranta anni hanno detto quasi tutti: ‘mi è passata la depressione'”. L’analisi collettiva è stata spesso al centro dell’attenzione, e anche delle polemiche, per un’esperienza che è stata discussa dai suoi detrattori più per la presunta deriva settaria intorno alla figura carismatica dello stesso Fagioli che per l’effettivo valore scientifico della sua teoria. “Alcuni giornalisti e ‘psicoanalisti’ mi hanno insultato e diffamato per decenni. Adesso sembrano più calmi”. Nell’intervista, piuttosto, Fagioli si soffermava sulle peculiarità della teoria scientifica: “Il pensiero che non trova riscontro né in psichiatria, né in filosofia è nella parola pulsione. È la realtà non materiale (pensiero) che emerge dalla realtà biologica per lo stimolo della luce. È stata sempre vista la distruzione, mai la sparizione”.

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