Il mestiere dell’occupante abusivo di immobili a Roma ha una sua tradizione che ha generato leader e personaggi come il mitico Alzetta, detto Tarzan, che è stato anche consigliere capitolino. Da sinistra a destra gli ‘occupatori’ e le loro organizzazioni finiscono per essere centri veri e propri di potere che contrattano con le istituzioni anche l’assegnazione di alloggi popolari.
Ovviamente a questa pratica consolidata e ormai accettata, oggi si associano i migranti che spesso godono del diritto di asilo come nel caso di via Curtatone, ma non solo. Un problema che si vorrebbe affrontare distribuendoli negli immobili sequestrati alla mafia che spesso risultano inagibili nell’immediato e che comunque suscitano anche l’opposizione dei residenti locali aizzati da gente di Casapound, che non nasconde la sua xenofobia ma che si è sempre distinta per occupazioni, rigorosamente italiche, di immobili.
Le occupazioni dei migranti o extracomunitari censite sono solo la punta di un iceberg di abusivismo e occupazione che si è diffuso a macchia di leopardo su tutta Roma, coinvolgendo strutture pubbliche dismesse, ma spesso anche edifici di proprietà privata.
Per quanto riguarda i migranti sono circa 3mila i rifugiati che vivono da anni in alcuni edifici occupati, e lo stesso prefetto di Roma Paola Basilone ha dichiarato che lo stabile di via Curtatone, sgomberato sabato scorso dalla Polizia, era nella top list dei 15 palazzi da “liberare” a fronte di cento palazzi occupati abusivamente. Senza considerare le mini occupazioni (di necessità direbbe qualcuno) di immobili vari dismessi dove oltre ai migranti trovano rifugio intere famiglie disagiate e rom.
Fra i 15 immobili più importanti da sgomberare c’è anche lo stabile di via Collatina 385, occupato da circa 700 persone provenienti dal Corno d’Africa, alcuni dei quali rifugiati politici. Anche questo edificio, come quello di via Curtatone, appartiene a Idea Fimit e le perdite per la proprietà dal 2010 al 2016, tra utenze e tasse di proprietà ammontano a 1,6 milioni.
Da sgomberare alla Romanina dopo 11 anni anche il Selam Palace di via Arrigo Cavaglieri, dove vivono in precarie condizioni circa 700 rifugiati.
Gli altri edifici in zona centrale presenti nella mappa stilata allora dal commissario Tronca troviamo quelli di via Carlo Felice, viale del Policlinico, via delle Provincie, via Gian Maria Volonté. Due immobili sono sulla Tiburtina, e gli altri sulla Prenestina, sulla Tuscolana, a viale del Caravaggio (zona Ostiense-Eur) in via dell’Impruneta (zona Portuense), in via di Torrevecchia, in via Cardinal Capranica (zona Trionfale) e in via Tor dé Schiavi (zona Centocelle).
A giugno nelle strutture del Servizio Centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestite da Campidoglio e Prefettura, gli assistiti erano 8.600. Di questi 5.581 assistiti in centri gestiti direttamente dalla Prefettura, come Cara e Cie, e 3.028 in strutture gestite dal Campidoglio e dagli altri comuni della Provincia nell’ambito del circuito del (Sprar).
Ovviamente, al contrario di quanto dichiarato trionfalmente dal Campidoglio, queste occupazioni non riguardano il piano per l’emergenza abitativa (i cosiddetti residence) per i quale si prevede un contributo alle famiglie attualmente residenti e che comunque prevede un iter, fra accettazione delle condizioni e reperimento di alloggi Ater o privati a basso costo, di almeno due anni.
Senza contare che il famoso ‘piano’ è una scopiazzatura palese di quello già presentato dalla amministrazione Marino. Resta il fatto che fra migranti, nomadi e famiglie nostrane ballano alcune decine di migliaia di situazioni che finiscono per rappresentare una vera e propria bomba sociale.
Giuliano Longo