Formula 1, Ferrari che delusione. Ma forse non tutto il male viene per nuocere

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Si dice che le speranze, quando le cose non migliorano, alla fine si riducano a un lumicino, per poi sparire, lasciando una candela spenta e fumante. Allo stesso modo il destino della Ferrari è stato segnato da una candela del motore consumatasi troppo presto a Suzuka, decretando la quasi certa fine dei sogni mondiali di Sebastian Vettel in questo 2017.

Ormai sono 59 i punti di vantaggio in classifica piloti di Lewis Hamilton sul pilota tedesco, che, in teoria, potrebbe ancora giocarsi il Mondiale, mancando ancora 4 gare alla fine con un massimale di 100 punti a sua disposizione, a patto però che l’inglese venga colpito da una lunga serie di corse sfortunate, nelle quali Vettel dovrà per forza arrivare in zona podio. Un’impresa praticamente impossibile, considerando l’altissima affidabilità della Mercedes (anche se entrambi i suoi piloti sono arrivati al limite di molte delle componenti del motore utilizzabili, e la loro sostituzione comporterebbe la retrocessione in griglia di partenza di diverse posizioni), mentre quella della Ferrari è stata messa fortemente in dubbio negli ultimi due Gran Premi, nei quali sia Vettel che Raikkonen hanno dovuto fare i conti con gli innumerevoli problemi delle loro Power Unit.

Quindi il 2017 è stato per la Ferrari un anno disastroso, da buttare? Niente affatto: quattro gare vinte (che potrebbero anche aumentare, visto che la stagione non è ancora finita) sono un bel bottino per gli uomini della Rossa, una vittoria in più rispetto all’intero periodo tra il 2014 (l’anno più nero della storia recente del Cavallino) e il 2016.

L’andazzo per la scuderia italiana è fortemente cambiato e, a differenza delle annate passate, in questo campionato i grandi progressi fatti durante lo scorso inverno sono stati consolidati. Anche i volti degli uomini in rosso, escludendo le ultime gare, sono molto più rilassati rispetto a un anno fa, più fiduciosi e grintosi di fronte all’avvenire. Certo, ancora adesso il loro spirito collettivo sarà preda della delusione (chiunque dopo tre corse così sfortunate sarebbe giù di morale), ma non abbastanza da far cadere tutti nella disperazione.

La nuova Ferrari con al timone Maurizio Arrivabene sta imboccando la strada giusta, e parte da un’ottima base per il 2018. In tutto ciò le problematiche recenti saranno fondamentali al fine di trovare i punti deboli da eliminare nella vettura che gareggerà nel prossimo campionato. L’importante è non perdersi lungo la via. E, per concludere, ricordiamoci anche quanto ci mise Michael Schumacher a dare inizio al suo dominio tra il 2000 e il 2004.

Simone Pacifici