di Alberto Sava
Oggi intervistiamo Piero Moscardini, ex Vigile del Fuoco e poi dal 1982 funzionario presso il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Già assessore e poi sindaco di Vallinfreda, uno dei più piccoli comuni montani ad est di Roma. Piero Moscardini vive questo territorio da un quarto di secolo ed è parte attiva della vita sociale della comunità quale volontario, iscritto nei quadri del gruppo comunale della protezione civile di Cerveteri. All’ex sindaco poniamo alcune domande iniziando dalla gestione del territorio.
- Lei risiede a Campo di Mare da oltre venticinque anni: come è cambiata la frazione in tutto questo tempo? E come valuta le evoluzioni a cui ha assistito, se di evoluzioni si può parlare.
Le norme che hanno fortemente caratterizzato la mia vita professionale sono: l’ art. 9 della Costituzione “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio ambientale, storico e artistico della Nazione”, e legge Galasso 431/1985 che formalizzava il concetto di ‘paesaggio come patrimonio paesistico e ambientale’, comprendendo tutti quegli elementi, terreno, strade, tipo e ubicazione dei fabbricati, che dovevano concorrere a dare ad ogni località caratteristiche peculiari. Premesso che negli ultimi decenni, Campo di Mare non ha conosciuto evoluzione di alcun genere, vorrei sintetizzare il mio pensiero sull’attuale situazione con un episodio, accaduto ieri mattina. Transitando in Viale Tirreno, immerso nel solito desolante degrado, ho notato alcuni operai intenti alla posa di rotoli di fibra ottica. Campo di Mare si va attrezzando per il futuro, ma viene lasciata nel degrado del presente.
- Ampliando lo sguardo su tutto il territorio comunale: quali sono stati i cambiamenti più significativi che hanno riguardato Cerveteri negli anni? Il Comune di Cerveteri ieri e oggi: come si è evoluto questo territorio?
Lo sviluppo del commercio e del turismo potrebbe rappresentare un motore per la creazione di lavoro in una città come Cerveteri. Le persone hanno bisogno di luoghi fisici per incontrarsi, per fare comunità, nel lavoro come nel tempo libero. Le vie e le frazioni di questa città potrebbero essere vive, se chi le abita trovasse risposte ai propri bisogni: materiali e spirituali. Quando, poi, sono belle e ricche di storia, possono attrarre anche l’interesse dei turisti. Se si volesse, Cerveteri potrebbe essere attraente. Il commercio, oltre a un ruolo economico, ha anche questo compito: fungere da magnete per i residenti stessi. E il turismo, che si può espandere anche sul mare, deve produrre capacità di attrazione, dimostrando come la città possa fungere da volano. Ed è sulle line che ho appena indicato, che si dovrebbe incardinare il processo evolutivo delle potenzialità di Cerveteri, per ora rimaste parzialmente inespresse.
- Territorio, sicurezza e ambiente: tre concetti vitali per ogni comunità. Qual è secondo lei la situazione di Cerveteri, e cosa resta ancora da fare?
Io personalmente applicherei sul territorio il principio delle quattro S:
Sussidiarietà: perché in campo economico bisogna favorire innanzitutto l’iniziativa privata, che va promossa, sostenuta ed anche regolamentata e controllata. Spetta invece ad ogni amministratore intervenire direttamente solo in quegli ambiti economici in cui il privato non ha capacità o convenienza a operare. È un criterio che deve valere anche per le società partecipate di questo Comune. Solidarietà: perché la visione di sviluppo economico di un comunità deve essere inclusiva. Si deve porre sempre l’obiettivo di non lasciare fuori nessuno tra i cittadini, dando ad ogni persona un’opportunità di partecipare alla produzione e distribuzione di reddito. Sostenibilità: perché lavorare per il bene comune deve imporre alla politica ed ai suoi rappresentanti, di pensare a un modello di sviluppo economico che rispetti la città ed il territorio, certamente cogliendo le opportunità della modernità e le sfide del mercato, senza pregiudicare il diritto dei nostri giovani di vivere in futuro in un ambiente bello, sano e accogliente. Anzi, uno dei compiti di una seria ed efficace amministrazione, dovrebbe esser quello di migliorare l’ambiente che abbiamo ricevuto in dono da chi ci ha preceduto, cercando – gradualmente ma con decisione – di risolvere in modo pragmatico, non solo ideologico, anche i complessi problemi di degenerazione politica che in parte affliggono questa nostra comunità. Sicurezza: le macerie dell’Abruzzo, i centri abitati delle Marche del Reatino e dell’Umbria, travolti nell’anno passato da un tremendo evento sismico, testimoniano crudelmente alcune lacune del nostro Paese. Di chi le responsabilità? Dello Stato certamente, dei Prefetti pure, ma anche di Regioni, Città Metropolitane e di sicuro di qualche Sindaco. Il nostro è un Paese che non è ancor oggi in grado di fronteggiare i veri rischi presenti in molti territori, devastati da condoni edilizi, dalla cementificazione selvaggia, dall’abbandono e da una incuria generalizzata. Prevenzione, previsione ed emergenza: delle sue tre declinazioni, la Protezione civile ha perso negli anni quella primaria, la prevenzione, che ha poche e mal utilizzate risorse finanziarie. Nel nostro comune? Bene, devo riconoscere che l’attuale Organizzazione attraverso le sue espressioni, può solo che migliorare, se riuscirà ad integrare tutte le risorse umane e materiali presenti all’interno della Comunità cerveterana. Non bisogna stabilire ‘se’, ma solo ‘quando’, e se sarà giorno o notte, se sarà inverno o primavera, se sarà giorno feriale o festivo quel momento che potrebbe coinvolgere anche questo comprensorio.
- Nel pieno della stagione estiva, l’amministrazione ha dato esecuzione alla sentenza che imponeva i sigilli al parco giochi ‘Caerelandia’, unica struttura ludica per i bambini della comunità. Da allora cosa è successo?
Per quanto ne so, l’amministrazione di Cerveteri ha ripreso possesso dell’area su cui sorgeva il parco giochi, dopo che il gestore ha dovuto ripristinare i luoghi avuti in concessione. Ricostruendo dagli articoli di stampa, sembrerebbe che Caerelandia abbia dovuto chiudere per alcune difformità contestate ai gestori. Difformità contestate, credo legittimamente, dalla amministrazione Brazzini, sindaco dell’epoca. Le difformità di prassi non dovrebbero portare alla cessazione di una attività: sarebbe bastato forse ottemperare alle legittime contestazioni. Così, tra ricorsi al Tar e successive sentenze anche del Consiglio di Stato, l’attuale amministrazione, in punta di diritto, ha proceduto fino alla chiusura del parco. In conclusione, però. osservo e sottolineo quel che vediamo tutti: un’area completamente abbandonata e centinaia di bambini dell’intera comunità rimasti senza non hanno più il loro parco giochi a Cerenova.