Zingaretti: «Se la Regione non sarà governabile si andrà ad elezioni anticipate»

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Non sarà una navigazione facile quella di Nicola Zingaretti al governo della Regione Lazio e senza una maggioranza al Consiglio della Pisana. Certo, lui ha parlato di una opportunità di tutte le forze politiche di concorrere al bene comune, si è dichiarato disponibile a condividere con il Consiglio le scelte della Giunta addirittura proponendo 10 commissioni consiliari corrispondenti alle competenze dei suoi 10 assessorati. Ha detto che non si può distruggere il lavoro della passata consiliatura che ha riportato i conti in ordine anche sulla sanità e ha tagliato gli sprechi, ma resta il fatto che dalle opposizioni del centro destra e dei 5 Stelle emerge una linea di condizionamento del lavoro della sua Giunta che difficilmente si concilia con i suoi poteri. 

Poteri che possono pure venir condivisi sotto il profilo politico e perché no, propagandistico, ma difficilmente condivisibili a livello istituzionale. Infatti è la legge che regola i poteri delle giunte Regionali e le deroghe potevano solo venire da una riforma istituzionale che è stata bocciata da i no il 4 dicembre 2016.

Il rischio è quello di una contrattazione continua con le opposizioni che, a vedere il personale politico seduto soprattutto ai banchi del centro destra, significa solo spartizione di risorse per soddisfare appetiti a livello territoriale e compromessi sulla destinazione delle risorse finanziarie. Un  sistema che è sempre esistito, sia ben chiaro, ma che oggi sfuggirebbe al controllo di una Giunta che in primo luogo ha il dovere di garantire il bene comune. 

Così se Stefano Parisi, che in aula ha parlato a nome di tutto il centro destra (bontà loro dopo le divisioni che hanno portato alla vice presidenza d’aula di Palozzi, anziché di Simeone), tende a mantenere quel profilo istituzionale e pragmatico che gli è proprio, la 5stelle Roberta Lombardi snocciola un vero e propri programma di governo avendo fiutato l’aria di una possibile ascesa del suo MoVimento alla Presidenza del Consiglio. Lei dà tre mesi di tempo a Zingaretti, dopo l’approvazione del bilancio e la definizione dell’allegato (che rappresenta poi le intenzioni di governo della Regione), per valutare se Nicola avrà o meno fatto i compiti. Un po’ umiliante in verità a meno che non ci siano accordi ben più solidi per la gestione della Regione.

La verità è che eccetto Pirozzi, cane sciolto alla opposizione, che rivendica le elezioni anticipate tanto lui è uno solo, la politica è fatta di compromessi, accordi, concessioni e pateracchi, cosa che peraltro sanno anche i duri e puri grillini che la corda a Zingaretti  vorrebbero tirarla per dimostrare che la Lombardi alla opposizione è più brava della Raggi al governo del Comune di Roma. 

Ma sorge un dubbio: sono tutti sicuri che Nicola Zingaretti questa corda se la voglia far tirare per i prossimi 5 anni uscendo politicamente bruciato da questa rinnovata esperienza?

Lo scioglimento del Consiglio e il voto anticipato, come ha fatto capire anche oggi in aula il governatore, è la sua Armageddon, arma definitiva di dissuasione, che il governatore può usare in ogni momento anche a detrimento della sua giunta che comunque è composta tutta di uomini di sua fiducia. Per di più ,sapendo che non si potrà più ri-candidare e magari dedicandosi a quella ‘rigenerazione’ del Pd (per la quale ci vorranno almeno i prossimi 10 anni) che sotto sotto è la sua vera passione, anche se anni fa perse l’occasione di proporsi al congresso come competitor di Matteo Renzi.

A ben vedere, eccetto Pirozzi al quale (a suo dire) non gliene fregherebbe niente, tocca vedere se gli altri, vogliamo dire, tutti gli altri 49 consiglieri, sono disponibili a rinunciare ai 7 mila euro mese più rimborsi spese, perché, vedete, la politica è fatta anche di pancia, di interessi di colletteria, di voti e preferenze e questo lo stanno sperimentando a piene mani anche i 5stelle, mentre la Lega al nord lo ha già sperimentato ampiamente nelle regioni che amministra.

Quindi, ragazzi, forse questa consiliatura può durare anche per qualche anno, in un quadro  di rapporti di forza politici a livello nazionale soggetto a sussulti e mutamenti. Ma l’elettorato è liquido come la società di Bauman (scusate la citazione), quindi i calcoli si devono fare a breve termine.

Oggi Roberta Lombardi dichiara per i 5stelle alla opposizione: “Hic manebimus optime”!. Eppure a livello nazionale Di Maio ha una gran voglia di fare il Presidente del Consiglio. Insomma, mettetevi d’accordo.

Giuliano Longo

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