Colleferro, interrogazione di Parisi sul termovalorizzatore e su Lazio Ambiente: quali sono le reali intenzioni della Giunta regionale?

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Qual è il futuro della società Lazio Ambiente s.p.a.? E cosa succederà a termovalorizzatore di Colleferro?

A chiederselo è Stefano Parisi, che presenta un interrogazione urgente al presidente del Consiglio regionale del Lazio.

Nel documento si chiede «quali siano le reali intenzioni della giunta sulla riapertura dell’impianto di termovalorizzazione e se vi sia un progetto industriale alternativo, per un corretto ciclo dei rifiuti, che possa garantire gli attuali livelli di occupazione per dare tranquillità ai lavoratori di Lazio Ambiente s.p.a. e alle loro famiglie».

Per Parisi «la Regione Lazio ha avviato una procedura ad evidenza pubblica volta alla selezione di un Advisor al quale affidare le analisi di carattere economico-finanziario e legale finalizzate al riordino delle partecipazioni societarie operanti nel settore ambientale, fissando inizialmente al 31 dicembre 2016 il termine per la definizione del processo di cessione di parte delle quote azionarie possedute dalla Regione Lazio in Lazio Ambiente spa» e tenuto conto che «la Giunta regionale, dopo aver reintegrato il capitale sociale di Lazio Ambiente spa, mediante una ricapitalizzazione di euro 12.600.000 da destinare agli investimenti strutturali, di cui almeno 7.000.000 da riservare al revamping delle due linee del termovalorizzatore, ha approvato l’operazione di cessione totale delle quote detenute dalla Regione Lazio in sostituzione del percorso inizialmente indicato dal piano di razionalizzazione (processo di aggregazione con altro operatore del settore)».

Inoltre Parisi fa presente che «il Consiglio Regionale con l’articolo 1, comma 84, della lr 31 dicembre 2016 n. 17, con riferimento a Lazio ambiente ha disposto l’eliminazione sia del vincolo di totale partecipazione della Regione Lazio nella medesima Lazio Ambiente che di quello di partecipazione maggioritaria» e che la «Giunta regionale ha adottato le linee strategiche per la dismissione delle quote azionarie della Regione».

Parisi ricorda poi che «il Comune di Colleferro, così come individuato dalla memoria di giunta regionale del 19 maggio 2017, sul cui territorio insiste la discarica di Colle Fagiolara, ha manifestato la volontà di dar vita alla costituzione di un consorzio tra i comuni, che hanno contratti con Lazio Ambiente, per la gestione dello spazzamento dei rifiuti e della discarica» e che la giunta regionale ha integrato le linee strategiche della dismissione deliberando di:

disporre l’avvio della procedura di cessione ad evidenza pubblica a decorrere dal 1° Gennaio 2018, anche in esito alla scadenza dei contratti di servizio con i comuni, fissata per il 31 dicembre 2017;
dare mandato all’amministratore unico di Lazio ambiente di anticipare l’attuale scadenza dei provvedimenti di abilitazione all’esercizio ed utilizzo della discarica al 31 Dicembre 2017;
prevedere la salvaguardia dei lavoratori già assunti presso Lazio ambiente spa;
stimare i costi per la gestione post- mortem della discarica (dal momento che il def 2017-2019 prevede comunque la chiusura della discarica inderogabilmente entro il 2020)»

Parisi fa presente che gli «enti locali che ancora usufruiscono dei servizi di Lazio Ambiente al  momento dovrebbero essere i comuni di: Segni, Acuto, Trevi nel Lazio, Frascati (?), Fiuggi, Gorga, Colleferro, Gavignano, Genazzano, Carpineto Romano e Nemi» e «che l’Amministratore unico di Lazio Ambiente spa, con nota del 7 Dicembre 2017, avente ad oggetto eccedenze di personale – art. 25 d.lgs.vo 175/2016, inviata ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e agli assessori regionali competenti, ha provveduto alla individuazione delle eccedenze di personale in applicazione del piano economico finanziario 2017-2022, che la società ha adottato in base alla dgr n. 331/2017; la nota prevede un organico complessivo di 41 unità lavorative per la sola gestione del termovalorizzatore, stante la cessazione dei servizi e della gestione della discarica alla data del 31 dicembre 2017, per cui alla data del 1° gennaio 2018 le eccedenze complessive sarebbero di 328 unità su 369 così identificate: 3 dirigenti; 4 quadri; 44 impiegati e 277 operai».

Ad oggi, si legge nell’interrogazione «il consorzio comunale per lo spazzamento dei rifiuti non è stato ancora costituito e il servizio viene gestito ancora da Lazio Ambiente per proroga di fatto; la discarica è chiusa, perché esaurita, in attesa che vengano espletate tutte le procedure per lo spostamento dell’elettrodotto posto al centro della discarica che comporterà un aumento di volumetrie di oltre 600.000 mc (come riportato nella delibera della giunta regionale n. 199/2016 sul fabbisogno); la gestione della discarica è ancora in capo a Lazio ambiente; l’impianto di TMB autorizzato dal piano regionale dei rifiuti tuttora vigente non è mai stato costruito». Inoltre «l’impianto di termovalorizzazione è fermo da oltre un anno e il revamping non è mai stato effettuato a causa della protesta di un comitato locale, ben supportato dall’amministrazione comunale; le caldaie comprate per il revamping non sono mai arrivate all’interno del complesso dell’impianto proprio a causa della protesta; addirittura il Sindaco di Colleferro pur di non far entrare il tir che portava le caldaie dentro l’impianto si è sdraiato per terra per impedirne l’accesso; nei giorni scorsi è stato impedito l’accesso anche a camion che dovevano portare tubi di ponteggi per lavori di ordinaria manutenzione».

«Negli ultimi giorni – si legge ancora – la stampa locale ha riportato dichiarazioni del Sindaco di Colleferro che danno per scontato ormai il blocco definitivo del revamping e indiscrezioni su una lettera, inviata da parte dei vertici apicali della giunta regionale, che darebbe indicazioni al management di Lazio ambiente di non far più transitare altri mezzi pesanti diretti agli inceneritori per evitare problemi di ordine pubblico. Il Presidente della Regione e l’Assessore competente non sono mai intervenuti per garantire i lavori di revamping e neanche un minimo di legalità per far accedere all’impianto almeno mezzi per lavori di ordinaria manutenzione. Questi impedimenti potrebbero comportare un danno erariale perché l’impianto più sta fermo più va in deperimento.

Inoltre, conclude Parisi «i dipendenti ricevono lo stipendio a singhiozzo, anche perché i comuni che usufruiscono dei sevizi non pagano in tempo, e sono molto preoccupati per il loro futuo».

«Più volte in occasioni pubbliche sia il Presidente della Regione che l’assessore competente hanno dichiarato che si potrà fare a meno del termovalorizzatore in base a nuovi ipotetici dati sul fabbisogno di incenerimento; l’ex assessore Buschini nella scorsa legislatura, rispondendo in Consiglio regionale nella seduta del 13 dicembre 2017 ad una interrogazione consiliare, ha dichiarato che “l’aumento della raccolta differenziata e l’ammodernamento di alcuni impianti di tmb per la produzione non più di cdr ma di Css, che può essere smaltito in altri impianti come i cementifici”, farebbe venir meno l’esigenza del termovalorizzatore in questione; queste dichiarazioni rischiano di far andare deserta la gara in corsa, che scade il 6 Giugno, perché nessuno compra un impianto se ha il timore che non lo potrà usare». Inoltre «sia il piano regionale dei rifiuti, attualmente in vigore, sia il Dpcm del Governo Renzi prevedono nel Lazio quattro impianti di termovalorizzazione (S. Vittore, Colleferro, Malagrotta e un quarto impianto); di questi quattro impianti oggi è in funzione solo quello di S. Vittore (di Acea spa).

«Quali sono – conclude Parisi – le reali intenzioni del Presidente della Regione Zingaretti e l’Assessore Valeriani sulla riapertura dell’impianto di termovalorizzazione? Vorremmo sapere se esiste un progetto industriale alternativo per un corretto ciclo dei rifiuti, che possa garantire gli attuali livelli di occupazione?».

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