Alle prime luci dell’alba, come pubblichiamo (vedi link), è scattata una delle più grosse operazioni di contrasto alla criminalità degli ultimi tempi, coordinata dalla DDA e portata a termine con la collaborazione fra carabinieri e polizia.
Una operazione che con i suoi 58 arresti ha sgominato il clan dei Gambacurta che controllava lo spaccio, l’usura e l’estorsione nell’area di Roma Nord ed in particolare a Montespaccato.
Come ha spiegato il procuratore aggiunto della DDA antimafia Michele Prestipino si è trattato di due provvedimenti contestuali. Da un lato le misure cautelari per 58 indagati non solo a Roma e contestualmente il sequestro di esercizi commerciali, immobili, conti correnti per un totale di circa 6 milioni.
Rispetto ad altre situazioni , non ultima Ostia, il clan dei Gambacurta agiva con una struttura familista estremamente verticalizzata e radicata sul territorio, con il fratello Franco che si occupava del rifornimento della droga e del ‘recupero crediti’ e Roberto che invece curava le piazze di spaccio. Attività criminosa condotta sul territorio “con metodi mafiosi”.
I Gambacurta, autoctoni di Roma, avevano ottimi rapporti anche con le altre mafie calabresi, siciliane e campane operanti ormai da tempo nella Capitale e godevano della loro considerazione per meriti criminali come dimostrano le intercettazioni effettuate per altre indagini come quelle per ‘il Mondo di mezzo’.
Ma in questo familismo dei Gambacurta c’è un elemento in più che procura e forze dell’ordine hanno sottolineato in conferenza stampa, ed è il consenso della gente che circondava il clan ed in particolare il suo capo Franco “uomo della coppola”. Pronto a sedare controversie, recuperare macchine rubate , estorcere affitti arretrati conto terzi ecc., ma anche con scagnozzi pronti a massacrare di botte chi sgarrava.
Egemonia sul territorio, queste le parole che il procuratore Prestipino ha usato, il quale ha aggiunto “quando il cittadino si rivolge ai clan anziché alle forze dell’ordine è il primo passo verso la mafia vera e propria”.
Certo le periferie romane non sono ancora la Calza di Palermo, Scampia o certi centri della Calabria, ma è da tempo che magistrature e forze dell’ordine lanciano l’allarme sul progressivo degrado delle periferie dove in alcune zone come San Basilio o Torbella le organizzazioni dello spaccio vanno sempre più assumendo aspetti organizzativi e modalità di comportamento camorristiche.
Ovviamente l’omertà di quel territorio non ha impedito la conclusione dell’operazione che fu avviata nel 2012 dalla compagnia Trastevere dei carabinieri dopo un omicidio perpetrato in quel quartiere da uno dei fratelli Gambacurta, Mattia, ancora in carcere.
Una operazione complessa in un ambiente difficile che ha visto la collaborazione della polizia di Stato ma che secondo il Comando Provinciale Dell’Arma ha una grandissima valenza indipendentemente dalla brillante e spettacolare conclusione dell’indagine perché finalmente lo Stato si riappropria di un territorio urbano ripulendolo da quell’acqua torbida di consenso che circondava i Gambacurta.
Giuliano Longo