Colle Fagiolara è destinata a diventare la più grande discarica del Lazio dopo la decisione della Regione di conferire parte dei rifiuti romani e della Rida di Aprilia alla discarica di Colleferro e a quella di Civitavecchia.
Mentre gli ambientalisti colleferrini guidati dal sindaco Sanna si apprestano sabato a discutere di rifiuti è comunque evidente che l’allargamento di quella discarica e il successivo conferimento di altre tonnellate di rifiuti, porterà evidenti vantaggi alle casse di quel comune e ben pochi al consorzio di amministrazioni locali promosso da Sanna per risollevare le sorti di Lazio Ambiente, soprattutto dopo il blocco del termovalorizzatore.
Viceversa in quel di Civitavecchia gli ambientalisti cominciano ad agitarsi e il gruppo politico “Allumiere Futura” alza la voce spiegando che «la Regione Lazio ha individuato la zona di Civitavecchia in località Discarica Fosso Crepacuore 3, ubicata nel comune di Civitavecchia, a far data dal 1 luglio 2018 per una capacità residua disponibile di circa 160mila mq nei lotti 2 e 3». E per evitare questa scelta sollecita i consiglieri regionali del territorio a far sentire le loro voci di protesta.
Sulla questione di quella discarica era intervenuto anche Walter Lozza proprietario della Mad, società che gestisce la discarica di Fosso Crepacuore gettando acqua sul fuoco sulle voci allarmistiche.
Lozza spiegava che si tratta di circa lOOmila metri cubi di capacità rimanenti per Fosso Crepacuore. Quindi per Civitavecchia non cambia nulla «perché, una volta conferiti, si esaurirà la metratura disponibile per la discarica e si farà il capping».
E qui sta la differenza fra Civitavecchia e Colleferro perché mentre per il Fosso Crepacuore si prevede comunque la chiusura a Colle Fagiolara il sindaco Sanna la prevede fra qualche anno, magari quando il suo mandato sarà scaduto.
Ovviamente il problema è più complesso e riguarda il piano regionale dei rifiuti che, Raggi permettendo, dovrebbe mettere a punto l’allocazione degli impianti di trattamento soprattutto per Roma.
Ma intanto passano gli anni e nel frattempo i rifiuti, trattati come prevede la normativa europea, continueranno a venir conferiti in discarica oppure, come nel caso della Capitale, esportati al nord o all’estero.
Nel frattempo Colle Fagiolara rischia di diventare una sorta di nuova Malagrotta del Lazio a poca distanza da un inceneritore di cui non si conosce la sorte.
Giuliano Longo