Smeriglio vice presidente della Regione: «Con Zingaretti piena sintonia anche con le sue scelte politiche»

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Massimiliano Smeriglio, vice presidente Assessore Formazione, Diritto allo Studio, Università e Ricerca, Attuazione del Programma della Regione Lazio, ha seguito Zingaretti con lo stesso ruolo in Provincia dal 2008 per approdare alla Cristoforo Colombo nella precedente legislatura regionale. Politicamente da sempre alla sinistra del Pd, per 10 anni è stato al fianco del Governatore sostenendone non solo l’azione amministrativa, ma anche le scelte politiche come spiegherà in questa intervista.

La vice presidenza è sicuramente importante, a lei vengono affidate anche deleghe rilevanti soprattutto per il futuro dei giovani e allora partiamo da qui. 

Per il 12 luglio stiamo preparando con Nicola la presentazione delle prime 100 cose fatte da questa amministrazione negli ultimi mesi. Tenga presente che fra le mie deleghe c’è la verifica ed il controllo del programma che abbiamo presentato agli elettori. L’evento si svolgerà alla WeGil di via Induno dove verranno presentate una decina fra le più importanti iniziative avviate o portate a termine.

Se dovessi definire sinteticamente le altre mie deleghe direi che io mi occupo del “comparto della conoscenza” (ricerca, università, scuola, diritto allo studio) e sono convinto che davvero abbiamo fatto un lavoro importante nei 5 anni scorsi. 

Abbiamo eliminato deficit strutturali del sistema come quella degli universitari che avevano diritto alla borsa di studio e non la percepivano. Infatti sui 16.000 vincitori ottenevano la borsa solo 10.000. Situazione che abbiamo eliminato tanto che oggi sono 21.000 i ragazzi che ne usufruiscono. 

Inoltre abbiamo spostato ingenti fondi europei proprio sul diritto allo studio favorendo progetti che prima non c’erano. Parlo di “Torno subito”, del microcredito, di “Riesco” che riguarda i più giovani che magari non hanno inanellato successi scolastici.

Quante risorse finanziarie sono state impiegate per queste iniziative?

“Torno subito” è scaduta in questi giorni e contiamo di far partire 2.000 persone con un investimento di oltre 11 milioni di euro sulla quinta edizione, sul microcredito ne abbiamo investito 30 di milioni, prestiti, a tassi dell’1% da restituire in 8 anni, con tranche dai 5 a 20.000 euro per attività non solo di start up di impresa, ma anche iniziative molto “comuni” (negozi, attività artigianali ecc.). “Riesco” è invece un altro tipo di sperimentazione per ragazzi cui offriamo un pacchetto di attività formative che riguardano l’addestramento professionale (idraulici, falegnami elettricisti ecc.). Qui offriamo 600 euro al mese di cui una quota è per l’addestramento professionale e un’altra per le attività culturali (musei, cinema, musica, libri…..).

Sommando anche le scuole di eccellenza possiamo dire di aver fatto una piccola rivoluzione in 5 anni. Ora dobbiamo stabilizzare questo nuovo modo di intendere il diritto allo studio e la conoscenza che ormai supera i 60 milioni di risorse impiegate. 

Parisi ha rimproverato a Zingaretti di non aver ricondotto le deleghe sulla formazione all’assessorato al lavoro cui spetterebbero per coerenza.

Guardi che in tutta Italia le situazioni sono molto differenziate e quella del Lazio non è una anomalia. Qui abbiamo scelto di privilegiare le politiche del lavoro e non è un caso che abbiamo scelto quale assessore un sindacalista di peso quale Di Bernardino. E i risultati si vedono, pensi alla legge sui “riders” che ha battuto sui tempi anche il Governo. Ora tocca metter mano ai centri per l’impiego, quindi di competenze importanti ne assorbe già parecchie.

Una questione questa dei Centri per l’Impiego, che pare risolta.

Sì, nel senso che la Regione si è fatta carico dei dipendenti di sua competenza che si aggiungono alle 700 persone che abbiamo assorbito 3 anni fa con l’abolizione della Provincia di Roma. Ma il tema vero rimane quello delle politiche attive del lavoro che richiedono una profonda riforma a livello nazionale, basti ricordare  che quando me ne occupavo in Provincia saltava agli occhi che i centri coprivano solo il 3% delle transizioni al lavoro.

Veniamo ora alla politica. La candidatura di Zingaretti alla segreteria del Pd e il relativo impegno congressuale potrebbero comportare maggiori responsabilità per lei vice presidente?

Iniziamo con il dire che Nicola fa bene a cimentarsi con una importante sfida a livello nazionale, vedremo come andrà a finire nei prossimi giorni perché non mi pare che tutto sia così semplice e scritto. In ogni caso la nostra esperienza plurale, larga e di governo ha vinto nelle varie competizioni ed è un modello che deve interloquire con la crisi della sinistra.

Quindi noi siamo una squadra e farò quello che mi verrà richiesto anche se è probabile che l’impegno aumenterà per garantire agli elettori gli impegni che abbiamo assunto.

Mancando la maggioranza alla Pisana, la sopravvivenza di questa giunta si fonderebbe su un accordo più o meno tacito con i 5 Stelle.

Durante il voto sul bilancio abbiamo registrato un’area di “responsabilità” con i 5 Stelle, il gruppo misto e Pirozzi che si sono astenuti sul bilancio. Il nostro modo di lavorare è quello di portare in Consiglio leggi ampiamente condivise e le faccio sommessamente notare che non c’è paragone fra la mole di lavoro che oggi si svolge alla Pisana rispetto a quello della precedente legislatura. In sostanza è scattato un meccanismo virtuoso nell’interesse dei cittadini.

Se questo meccanismo si inceppa, come già ha detto Zingaretti, saremo noi i primi a chiudere la partita per non di vivacchiare continuamente impallinati. Il banco di prova sono le tante leggi che dovranno venir approvate: dal collegato al bilancio, alla mia legge sulla “conoscenza” sino al testo unico sul commercio. Ma per questa prima fase il mio giudizio rimane positivo.  

Tornando alla politica. Che la sinistra abbia riconquistato il municipio della Garbatella che è poi il suo quartiere, dovrebbe averle tirato su il morale.

Al III e all’VIII municipio si sono realizzate alleanze che inizialmente non erano favorite da Pd romano. In pratica il modello Zingaretti si va affermando non solo a Roma ma in tutta la Regione. C’è un movimento civico progressista che si va affermando nel Lazio e comunque i municipi hanno un valore simbolico più rilevante anche perché da quei territori è venuta una scampanellata assordante per la Raggi, anche se ha votato poca gente. 

La sinistra si sta lasciando alle spalle la pessima gestione politica e gli errori del periodo che va dalla liquidazione di Marino alla vittoria dell’attuale sindaca. Dopo due anni pare che il clima stia cambiando e la sinistra lo ha intuito, facendo passare alle primarie il giovane Ciaccheri e l’ex assessore all’urbanistica Caudo che sono due figure “irregolari”. Consideri che al municipio della Garbatella Casa Pound ha preso solo 300 voti perché abbiamo conteso strada per strada ogni pretesa di egemonia della destra.

Un risultato frutto di un’alleanza larga che si è imbastita con gli scout, i preti del sociale, i comitati di quartiere e tanto altro associazionismo oltre ai partiti tradizionali.

Il risultato ci insegna che la sinistra ce la può fare a vincere superando un disastro che non è solo del Pd ma di tutta la sinistra. 

Quindi il congresso di un Pd “rigenerato” sui contenuti e il modo di far politica come lo intende Zingaretti, non è solo un problema di quel partito, ma riguarda tutto il campo progressista che si trova a fronteggiare per fronteggiare  una ondata reazionaria che gode  di largo consenso popolare.

Eppure mi pare che alla sinistra del Pd non ci sia poi una grande volontà unitaria.

Qui non si tratta di ri-confluire in quel partito ma di fermarsi, come ho detto recentemente, e ragionare sulla possibilità di un partito democratico aperto e di uno schieramento dal basso veramente largo. Se così non fosse e quel partito si accontentasse del suo 18% alle europee il cosiddetto popolo della sinistra ci verrà a prendere con i forconi….

Lo Smeriglio politico però è anche scrittore, a cosa sta pensando per il suo prossimo libro?

Ho scritto già tre romanzi, l’ultimo dal titolo “Per quieto vivere” che ho scritto anni fa. Il protagonista è un portiere ossessionato dalla rete, dalle post-verità, dalle fake news. La realtà ha superato quel mio portiere razzista, misogino e vittima di tutte le subcultura possibili e immaginabili, perché oggi quel portiere potrebbe fare il ministro di questo governo. 

Sto sempre scrivendo sulle periferie di Roma sud, luoghi che non hanno più nome dove la città finisce fra campi, discariche, qualche pecora intossicata da rifiuti chimici. E su questa realtà di marginalità e abbandono sto ragionando. 

Giuliano Longo

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