Cave Guidonia, la protesta di duemila operai. Ai 5S: “Ci rendete invisibili”. Domani il corteo

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di Gea Petrini

“State creando duemila invisibili”. In giorni di proteste, cortei, urla, fischi e striscioni, è il pugno di righe scritte da una lavoratrice del settore estrattivo al sindaco Michel Barbet, a cristallizzare il dramma di Guidonia Montecelio. È una lavoratrice dell’indotto, “ci state cancellando con un colpo di spugna” rivolgendosi ai cinque stelle nelle ore concitate che precedono il secondo sciopero generale in dieci giorni, proclamato dai sindacati per domani, mercoledì 12 settembre, con un corteo che attraverserà il centro della terza città del Lazio.

La prima revoca a un’azienda è arrivata ad agosto, in questi giorni il secondo stop, ma altre carte bollate sono partite dal Comune per fermare l’escavazione di una decina di aziende in tutto. Da una parte c’è un’amministrazione che prevedeva nel proprio programma elettorale la chiusura delle cave, e ci sono gli uffici che contestano alle aziende di non essere in regola su alcuni aspetti tecnici, cioè il ritombamento, il piano di recupero. Le imprese, dall’altra, rigettano ogni attacco: il Comune non mette nelle condizioni di stare in regola, vietando il ripristino con materiali provenienti da fuori. Un braccio di ferro che va avanti da marzo, culminato con un blitz agostano e con lo scontro sociale dell’ultimo mese.

Capiamo il quadro. Senza rispolverare ogni singola mossa su una scacchiera diventata rovente, bisogna partire dal presupposto che a Guidonia si è di fronte a un’azione politica che i cinque stelle ha portato avanti in maniera contraddittoria per mesi, fino a rivelarsi, nel pieno chiarezza, solo nelle ultime ore. La tesi che sostiene la maggioranza è che l’industria del travertino, fiore all’occhiello nel mondo con opere pregio per il made in Italy, un settore da 5% del Pil regionale, sia andati avanti per decenni in una specie di far-west con il benestare della politica. Il sindaco Barbet lo ha fatto capire, questa mattina, se ancora non fosse chiara la linea, con i 5S gli irregolari sul fronte dello sfruttamento di cava e dei piani di ripristino saranno chiusi. Non esiste confronto, non esistono mediazioni. Le aziende dal canto loro rispediscono al mittente punto per punto ogni rilievo, in una vicenda che l’amministrazione ha provato a tenere sul piano burocratico quando in realtà è più politica che mai. La maggioranza punta sull’ambiente da contrapporre al lavoro, con gli operai vittime necessarie di una guerra che intendono ormai senza ritorno.

Sei mesi in poche mosse. La materia cave è complicata, ci sono profili tecnici, criticità che si trascinano da anni. Sotto la gestione cinque stelle, l’affaire inizia a precipiatare a gennaio quando a undici aziende, delle venticinque che insistono su Guidonia di un polo che comprende anche Tivoli, vengono inviati pre-dinieghi di proroga e di rinnovo. Cosa significa? È un avvertimento, si può dire così, che manda all’impresa il messaggio: se non aggiusti il tiro si chiude. Scoppia la fibrillazione, e un botta e risposta via carte. Il Comune di volta in volta cambia le motivazioni di quei pre-dinieghi fino a contestare l’incompatibilità urbanistica. Per questo si convoca un tavolo comunale, mentre gli operai – è aprile – scendono per la prima volta in piazza. Il tavolo però non produce alcun risultato perché intanto l’amministrazione comunale continua a firmare atti che ostacolano qualunque sintesi e accordo. Mentre si dice vogliamo individuare una soluzione, si agisce in senso contrario. Al punto da impugnare davanti al Capo dello Stato, la circolare della Regione con cui la Pisana dava – di fatto – ragione alle aziende nell’interpretazione delle norme. La palla passa così nella stanza dell’assessore allo sviluppo nominato da Zingaretti, Gian Paolo Manzella convoca i protagonisti, parti sociali e comune di Tivoli inclusi. Il tavolo regionale nasce sull’onda delle criticità di Guidonia ma si decide di guardare al medio periodo, elaborando un piano di assetto per il settore. Ambiente, sviluppo, valorizzazione del marchio del travertino, salvaguardia occupazionale. A fine luglio, ogni parte esce soddisfatta, almeno in apparenza, appuntamento a settembre per definire il quadro. Eppure Guidonia non si ferma, nonostante questo contesto invia a agosto la prima revoca di una autorizzazione per difformità del piano di recupero ambientale con quello presentato. Cioè? 51 licenziamenti, che si sommano a 40 già avvenuti. Crolla ogni prospettiva. La Regione per voce di Manzella, che i bene informati danno sempre più spazientito nei confronti del gotha pentastellato di Guidonia, riporta l’attenzione sull’accordo programma, Tivoli è pronta a firmarlo ma al di là della Tiburtina, scoppia il finimondo. Le partite a questo punto non si incontrano più.

Infiamma la protesta. La settimana di mobilitazione ha visto gli operai in piazza per cinque giorni presidiare le finestre del sindaco, contestarlo con fischi e urla, mentre scappava scortato dalla polizia in piena notte. La protesta non finisce perché non solo non c’è soluzione in vista ma arrivano altri stop alle attività. Il sindaco tiene il punto e così si aspetta lo sciopero generale di domani. Una emergenza sociale che scuote la politica. Il gruppo cinque stelle in Regione dà man forte ai pentastellati locali, è Valerio Novelli soprattutto dalla vicina Fonte Nuova ad attaccare aziende, politica contrapposta pur di legittimare l’azione delle truppe di Barbet. D’altronde i partiti non stanno a guardare: il Pd si è mobilitato a ogni livello, le opposizioni in città hanno anche occupato l’aula pur di essere ascoltate, opposizioni che comprendono la Lega e il polo civico. Ma non è mancata Forza Italia, proprio in consiglio regionale oggi si sono ripetuti interventi a sostegno della battaglia a difesa delle cave e dei lavoratori di Guidonia. L’azzurra Laura Cartaginese, poi la democrat Eleonora Mattia al microfono, “è una follia”, e la Michela Califano che è stata due giorni al presidio. “Non state facendo un dispetto agli imprenditori sia chiaro – scrive una dipendente della filiera a Barbet – state distruggendo le vite di noi lavoratori e lo state facendo con una leggerezza sconvolgente”.

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