La holding di Ikea Ingka ha annunciato ieri piani di ristrutturazione nel mondo a causa del calo delle vendite nei negozi e l’aumento delle vendite online. Ma in realtà in Italia, e precisamente nei negozi di Roma, Anagnina e Porta di Roma, il colosso svedese ha già lanciato da tempo, secondo la denuncia del sindacato raccolta da Labitalia, una riorganizzazione che sta colpendo le figure apicali, di 1° e 2° livello, con veri ‘aut aut’: demansionamenti e trasferimenti ‘forzati’ a centinaia di chilometri di distanza per dipendenti perlopiù cinquantenni, tra cui mamme e lavoratrici. “Ikea -racconta a Labitalia Franco Ciccolini, funzionario della Fisascat Cisl Lazio che cura i rapporti sindacali con il colosso svedese fin dallo sbarco nella Capitale nel 2000- in modo subdolo su Roma sta colpendo le figure apicali di 1° e 2° livello, responsabili di cassa, responsabili di macro area, di uffici, e seguendo un programma di riorganizzazione aziendale ha avviato una selezione delle nuove figure apicali lasciando fuori persone che per Ikea hanno dato tutto, fin dalla nascita del primo negozio ad Anagnina nel 2000 e poi con quello di Porta di Roma nel 2005”. E per Ciccolini non finirà qui. “Roma da questo punto di vista -spiega- fa da apripista a un intervento che poi riguarderà Milano e le altre filiali in tutta Italia. L’azienda sta cercando di abbassare i costi, eliminando i contratti più pesanti, di persone che sono in azienda fin dall’inizio. Io conosco il mondo Ikea a Roma fin dall’inizio, e i valori di oggi non sono quelli di 18 anni fa. Questo è poco ma sicuro”.