Un bel Natale fra la monnezza a Roma e non solo

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Si sta continuando a giocare sull’abisso dei rifiuti romani e tanto più in vista delle festività natalizie quando questi ingolferanno una città già putrescente e sommersa, soprattutto in quelle periferie che hanno dato il voto alla Raggi. 

Salvini di cui a Roma non frega niente se non la ruspa possibilmente contro i negri e zingari (compresi i Casamonica che sono Sinti) qualche settimana fa, non ancora ossessionato dal dover calare le brache con Di Maio di fronte alla Unione Europea, parlava della necessità di aumentare da Roma in giù i termovalorizzatori per smaltire la monnezza.

Ma va ricordato che Salvini, che ama farsi riprendere quale inesperto guidatore di ruspe, qualche dato doveva pur averlo prima di fare tali sparate respinte nel Lazio che vede Zingaretti, Raggi, Lombardi, in una inedita alleanza contro gli impianti che nessun votante vuole nei pressi di casa sua. 

Per i nostri ecologisti che nulla hanno a che fare con i grunen di Germania e campano contestando tutto (5stelle compresi) senza proporre nulla che non siano futuribili cazzate.

Invece i numerati (come li chiama Di Maio) ci dicono, secondo i dati dell’Ama, che ogni giorno Roma produce 4.600 tonnellate di rifiuti (2mila di differenziata da avviare al riciclo, 2.600 di indifferenziata da trattare).
Nel 2017, 310mila tonnellate di indifferenziata della Capitale sono state portate fuori città con rischi ecologici che il trasporto comporta

Di queste 200mila tn vengono scaricate a Latina, Frosinone e Viterbo. Altre 70mila sono state esportate in Austria, 40mila tonnellate sono andate in Abruzzo. Mentre 150mila tn di combustibile da rifiuti sono state trasportati in Lombardia ed Emilia Romagna e 200mila di organici sono finite in Friuli Venezia Giulia, in Lombardia e in Veneto. 

Infine 250mila tn di rifiuti da interrare sono finiti in Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Nel 2017, prima di Natale, Ama ha comunicato di aver siglato un accordo annuale con la Rida Ambiente di Aprilia per lo smaltimento nel 2018 di 40mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, e la regione Abruzzo accoglie i rifiuti indifferenziati di Roma, ma con precisi paletti sulla quantità e per un periodo limitato.

La frazione organica prodotta da Roma, composta soprattutto da scarti alimentari, viene inviata all’impianto di compostaggio Ama di Maccarese e agli impianti Bioman (Pordenone), Sesa (Padova) e Herambiente (Emila Romagna), come “base” per la produzione di compost da utilizzare nel giardinaggio e in agricoltura.

Per carta, vetro, metalli, e plastica Ama utilizza principalmente i consorzi di filiera dei vari materiali e la plastica in genere vengono avviati agli impianti da vari consorzi anche se il mercato è crollato anche perché la Cina non ne importa più.

Chiuso il termovalorizzatore di Colleferro rimane quello Acea di San Vittore con una limitata capacità di smaltimento, mentre si adombra la possibilità di bruciare il css prodotto dai rifiuti nei cementifici della stessa Colleferro e Guidonia con godimento delle popolazioni locali che illuse dagli amministratoti locali, pensavano di essersi liberate dal problema.

Roma quindi rimane il più grosso bacino per alimentare profitti a chi i rifiuti li brucia al nord con impianti sicuri, sicuramente più sicuri delle delle discariche che da Colleferro nel frusinate a Civitatavecchia alimentano il business. 

E se la stampa dei giornaloni si occupa di spelacchio e speracchio, gli abeti natalizi di piazza Venezia, noi siamo certi che per le Feste Roma sarà sommersa dalla monnezza, Peggio di Napoli che almeno un bruciatore funzionante ad Acerra ce l’ha. 

Altro che rifiuti zero secondo le aspirazioni grilline alla decrescita zero ed è inutile che strumentalmente la sinistra con il minisindaco Caudo si agiti per la chiusura del Tmb del Salario senza dirci dove altrimenti la monnezza va inviata per venir trattata. 

Facile fare demagogia, difficile pianificare un piano industriale per i rifiuti e di questo alla Pisana ancora non si discute.

Giuliano Longo 

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