“Amo Roma e molto spesso penso a tutto quello che si potrebbe fare per esaltare il patrimonio artistico, archeologico e culturale della citta’ piu’ bella del mondo. Come feci da sindaco, mi capita spesso di incontrare mecenati che vorrebbero donare milioni di dollari a Roma ma vorrebbero la certezza del loro utilizzo celere e trasparente. Io spiego loro, con tanta sofferenza, che non sono piu’ in grado di promettere questa certezza, e ne soffro molto”. Cosi’ l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, in un’intervista rilasciata ad affaritaliani.it racconta la sua vita dopo la scelta di tornare negli Stati Uniti, per riprendere la sua attivita’ di chirurgo e professore universitario presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia, dove attualmente e’ Vice President per gli Affari Strategici. “Vedo che si rivalutano ogni giorno le idee e i progetti che avviai. Dalla necessita’ del mecenatismo al chiedere agli autisti degli autobus e della metropolitana di lavorare almeno quanto a Napoli. Non mi interessa che venga riconosciuto quanto io e la mia giunta abbiamo fatto: spero che al di la’ delle parole si agisca davvero nell’interesse della Capitale d’Italia, la Capitale di un Paese del G7”, aggiunge.
Quello di fare il medico “e’ un sogno coltivato fin dall’adolescenza”, racconta Marino, specializzato in trapianti, perche’ “e’ impagabile la gioia nel poter restituire la vita a chi la sta perdendo”. L’ex sindaco non ha sassolini nelle scarpe da togliersi e alla domanda sul Pd, risponde: “Ho scritto un libro su quel periodo (Un marziano a Roma), ma oggi e’ il passato”. Quanto alla sanita’ pubblica c’e’ un elemento che in qualche modo accomuna quella italiana al modello americano, la disparita’ di trattamento: “Non e’ accettabile che chi nasce in Calabria non abbia le stesse possibilita’ di cure, la stessa qualita’ di cure di chi nasce in una regione del Nord”. Del resto in Italia “si e’ perduta la possibilita’ di ragionare con serieta’ e il necessario approfondimento sulle questioni piu’ rilevanti: il lavoro, i diritti civili, l’immigrazione, la scuola, la sanita’, la laicita’ dello Stato. Ormai gli slogan sui social media contano piu’ di ogni altra cosa e azzerano la riflessione e il dibattito obiettivo”.