Daniele Fortini da Orbetello è stato amministratore delegato di Asia, l’Ama di Napoli, dal 2008, in piena emergenza, sino a quando pochi mesi fa quando è venuto nella Capitale per pelare una gatta che se non è proprio a livelli partenopei poco ci manca. Ormai il sindaco, che lo aveva scelto ed osannato, sui rifiuti ci sta perdendo la faccia e preme sulla municipalizzata e sui suoi dipendenti per risolvere un problema che ha radici lontane. Evaporato lo slogan sulla chiusura di Malagrotta avvenuta per ineludibili obblighi europei più che per volontà del sindaco, si scopre (udite udite) che l’azienda è inefficiente, che ha un tasso di assenteismo del 18% e che gli impianti di trattamento sono insufficienti. Scoperte già note ai tre top manger che in Ama si sono susseguiti ai vertici dopo Panzironi.
CERRONI CONTINUA A LAVORARE – Nel frattempo, grazie ad una serie di decreti e con l’approvazione del Governo continuano a funzionare gli impianti del perfido Cerroni eccetto il gassificatore di Malagrotta che il presidente Fortini, ambientalista doc, detesta perché a suo avviso quell’impianto è inadeguato e non serve. In attesa di tempi migliori, che non si intravedono, i rifiuti trattati vengono bruciati e convertiti in energia al nord e già qualcuno pensa di mandarli addirittura all’estero con costi esorbitanti che dovremo sobbarcarci. Un’altra costosa soluzione alla napoletana che Fortini conosce benissimo avendo contribuito ad organizzare il ciclo di spedizione in Olanda della monnezza accumulata sotto il Vesuvio. Tant’è che ancora nell’ottobre del 2010 il supermanager caldeggiava la costruzione e la gestione del termovalorizzatore di Napoli est (Ponticelli) un po’ più piccolo di quello di Acerra (già attivo), per smaltire almeno 520 mila tonnellate di rifiuti. Arriviamo al 2012 «la situazione si mantiene precaria», spiegava Fortini, ma rassicurava aggiungendo che la gara per il secondo termovalorizzatore è già partita e non si ferma. «Sono sicuro che troveremo un’intesa col Comune» dichiarava.
DIFFERENZIATA INEFFICIENTE – Poi all’aprile dello scorso anno scopre che la raccolta differenziata è assolutamente insufficiente a tenere pulita una metropoli come Napoli mentre in consiglio comunale si approvano delibere a raffica per impedire la costruzione di un nuovo e risolutivo termovalorizzatore. Certo, la situazione a Roma è differente (forse) ma qui solo a nominare i bruciatori all’assessore Estella Marino vengono i brividi, convinta che con la differenziata si risolva tutto. Anche se non riesce a spiegare in maniera convincente perché la situazione in città sia peggiorata nonostante la mitica differenziata sia già prossima al 40%. A questo punto il sindaco si accorge che il problema dei rifiuti è soprattutto industriale, un ciclo, e allora tira in ballo Acea che per sua natura può solo implementare la combustione, come già avviene con il piccolo impianto di San Vittore, scelta storica della A2A di Milano che utilizza, fra gli altri, il mega bruciatore di Brescia. Con la funesta (per Roma) prospettiva che la Lombardia rifiuti di trattare o bruciare la monnezza proveniente da altre parti d’Italia secondo i recenti orientamenti del presidente leghista Maroni. In attesa che si materializzano i nuovi impianti di trattamento del rifiuto da inviare sempre al Nord, ci sovviene che dovrebbe esiste da qualche parte un piano regionale dei rifiuti le cui linee sono state presentate in Consiglio nel dicembre scorso, ma che dovrà essere approvato alla Pisana. Se la situazione della Capitale è quella che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, sarà il caso che anche in Regione qualcuno si dia una mossa.
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