La notizia è che la sentenza per il processo in corso per Mafia Capitale arriverà entro la prima metà di luglio mentre stamane è proseguita la requisitoria dell’accusa con il Pm Luca Tescaroli.
MAFIA CAPITALE – LE ANALISI
Si era parlato di giugno per chiudere il cerchio di un processo che nell’aula bunker di Rebibbia è iniziato nel novembre 2015, ma l’analisi delle posizioni dei 20 imputati accusati di associazione di stampo mafioso (416 bis) proseguirà il 26 aprile, complici le festività pasquali e il ponte legato alla Festa della Liberazione.
Quindi una pausa di due settimane per riprendere con l’esame degli altri imputati, cui sono contestati soprattutto episodi di corruzione e turbativa d’asta.
Le richieste di pena dell’accusa, se i tempi saranno rispettati, sono previste per il 27 aprile.
IL CALENDARIO
Il calendario delle udienze è stato fissato dal presidente della decima sezione del tribunale Rosanna Ianniello secondo il seguente timing: i difensori di parte civile interverranno nelle udienze della prima settimana di maggio.
MAGGIO
A partire dall’8 maggio saranno di scena le difese degli imputati, alcuni dei quali ancora detenuti: ogni settimana verranno prese in esame ben 12 posizioni processuali.
GIUGNO
A giugno toccherà agli avvocati i cui assistiti rispondono di numerosi capi di imputazione. Il 5 e il 6 giugno sono previsti gli interventi di Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro che parleranno per Salvatore Buzzi, la sua compagna Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno ed Emanuela Bugitti.
Il 12 e 13 giugno saranno gli avvocati Bruno e Ippolita Naso a prendere la parola per Massimo Carminati, Fabrizio Franco Testa e Riccardo Brugia.
Successivamente, ma il calendario delle udienze deve essere ancora stabilito, ci sarà spazio per repliche e controrepliche.
Ecco perché la sentenza dovrebbe arrivare arrivare entro la prima metà di luglio.
Stamane il Pm Tescaroli ha parlato della fusione tra due articolazioni: quella che fa capo a Massimo Carminati e quella che si riferisce a Salvatore Buzzi.
I PRESUNTI RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA
Secondo l’accusa Carminati «ha fornito all’organizzazione un apporto in termini di riserva di violenza, mentre il presidente della cooperativa ’29 giugno’, sfruttando i rapporti con Rocco Ruotolo e Salvatore Ruggiero, referenti della ‘ndrangheta a Roma e pienamente inseriti nel sodalizio criminoso romano, ha messo a disposizione il suo capitale istituzionale».
È nel contesto di questo sodalizio che la violenza che deriva da Carminati e dai suoi uomini «consente a Buzzi di rapportarsi in modo intimidatorio con la pubblica amministrazione». Per il pm «gli imputati sono ben consapevoli di far parte di una struttura organizzata che, con una sistematica attività corruttiva, ha condizionato e gestito gli appalti pubblici».
È evidente che il richiamo ai rapporti con la ‘ndrangheta inserisce un sostanziale elemento accusatorio nei confronti del sodalizio Buzzi/Carminati e la presunta natura mafiosa dello stesso.
Giuliano Longo