“Fu Raffaele Marra, allora capo del Personale, a fare il nome di suo fratello Renato tra coloro che erano in lizza per una promozione durante la riunione del 26 ottobre del 2016, mentre era ancora in corso la presentazione delle candidature dei dirigenti interessati all’interpello. Non affrontammo mai la questione della fascia retributiva e l’assessore al commercio Adriano Meloni, presente alla riunione assieme a me e a Leonardo Costanzo (capo staff dell’ex assessore Meloni, ndr.) si disse favorevole”. Lo ha detto Antonio De Santis, dal settembre del 2016 delegato del sindaco al Personale, ascoltato questa mattina in Tribunale a Roma come testimone nel processo che vede Virginia Raggi imputata di falso in relazione alla nomina di Renato Marra da dirigente della Polizia Municipale alla Direzione Turismo del Campidoglio. Quando il 14 novembre del 2016 esplose il caso mediatico su quella nomina, De Santis ricevette una telefonata dalla sindaca “che era andata su tutte le furie”: “Lei mi chiese se sapevo che Renato Marra avrebbe avuto un aumento di stipendio – ha continuato De Santis – Io le dissi di no e il giorno dopo informai Raffaele Marra il quale mi rispose che la sindaca sapeva tutto anche perché lui le aveva mostrato il brogliaccio con tutti i nomi dei dirigenti in lizza per le varie nomine. Quel brogliaccio, una griglia con le varie caselle da occupare, lo aveva fatto Raffaele Marra e su nessun nominativo era indicata la nuova fascia di retribuzione ma trattandosi di nomine e promozioni la cosa era di fatto implicita”. Dalle parole del dirigente comunale ascoltato oggi in aula emergerebbe il ruolo di ‘regista’ di Raffaele Marra nella vicenda. “Raffaele mi parlò tante volte di suo fratello – ha detto De Santis – anche prima di quell’interpello che come amministrazione decidemmo di fare sia per ruotare gli organici dirigenziali sia per dare un segno evidente di trasparenza in certe scelte”.
“Renato – ha aggiunto – era un soggetto molto apprezzato in Campidoglio, era stato anche premiato dall’amministrazione straordinaria del prefetto Tronca, era ritenuta una persona di valore con le sue legittime aspirazioni, spesso frustrate dalla presenza del fratello. Conobbi Renato prima dell’interpello, mi disse che avrebbe fatto anche un passo indietro di fronte alla ventilata possibilità di diventare capo o vice capo della Polizia Municipale. Era la sindaca stessa a non volere promozioni per lui nell’ambito della Polizia di Roma Capitale per chiari motivi di opportunità”. “La nomina di Renato Marra alla Direzione Turismo invece non avrebbe creato criticità – ha continuato il teste – Era fortemente voluto dall’assessore al commercio Adriano Meloni che alla fine fu accontentato solo su quel nome e non su altri due dirigenti che lui voleva”. De Santis ha ribadito che il 7 novembre del 2016 ricevette una mail da Meloni, indirizzata per conoscenza a Raffaele Marra, alla sindaca e a Costanzo, che si complimentava con tutti per aver suggerito il nome di Renato Marra. “Meloni e Renato Marra avevano già lavorato assieme quando andarono in moto in occasione di uno dei tanti blitz contro abusivismo commerciale”. “Io so per certo che mai si parlò della fascia di stipendio di Renato Marra – ha concluso De Santis – e che dopo quella telefonata fatta a me ebbi la percezione che la sindaca era fortemente risentita con Raffaele. Escludo anche che la sindaca conoscesse gli stipendi dei dirigenti e cosa avrebbe comportato una eventuale promozione”.