Il candidato alla presidenza della Regione Lazio Sergio Pirozzi ha festeggiato il suo 53mo compleanno in diretta su Facebook dal suo comitato elettorale sulla Cristoforo Colombo confermando la volontà di correre da solo anche dopo che la coalizione di centro destra ha scelto Stefano Parisi.
Per l’occasione non ha mancato di polemizzare con gli avversari affermando che «l’ultima operazione del magnifico patto a due Zingarisi (Zingaretti più Parisi, ndr) è stato quello di cercare di denigrare me e la Lombardi, nello stesso stile utilizzato nelle ultime settimane per farmi fuori».
Da questa intenzione sarebbe spuntata l’invenzione «del patto tra me e la Lombardi, che mi darebbe addirittura in cambio un assessorato. A me – ha aggiunto – che ho rifiutato poltrone in Parlamento, che ho rifiutato un Sottosegretariato ministeriale e altri incarichi prestigiosi, figurarsi se mi vendo per un assessorato regionale».
Un’operazione che Pirozzi giudica «ridicola e pietosa senza contare che i media l’hanno già sgamata da tempo, come spero che continueranno a sgamare quelle che, sono certo, verranno fuori in questo ultimo mese di campagne elettorale. Io per i cittadini del Lazio non cederò né alle minacce né alle calunnie in serie».
Dai cittadini del Lazio Pirozzi si attende che possano decidere su un progetto di cambiamento al di fuori delle logiche e degli apparati di partito che «sono finalizzate solo al potere fine a se stesso e alla ricerca di poltrone e strapuntini che garantiscono anche gli avversari per scambiarsi favori, magari nomine negli ospedali o cose simili».
Poi il sindaco di Amatrice promette “sorprese” oltre che alle regionali anche alle prossime elezioni politiche «perché i cittadini sanno scegliere nel loro interesse e non per quello dei partiti».
Fra l’atro ha ricordato la sua telefonata con Parisi che lo sosteneva «come miglior candidato per il Lazio». Da oggi, ha concluso «ha inizio una rivoluzione per la nostra Regione, una rivoluzione democratica e silenziosa fatta di impegno perché la lista dello scarpone non sarà mai quella dell’odio».
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