Nuovo tavolo tecnico ieri al Mise per discutere la situazione della ex Alitalia Maintenance Systems. La società, eccellenza italiana che revisionava e riparava i motori degli aeromobili di Alitalia e clienti terzi, era fallita nel 2015. Per conto della proprietà, la Iag Europe Center srl, è intervenuto il presidente Dennis Manibusan. Dopo aver denunciato difficoltà burocratiche e l’assenza in Italia di politiche economiche adeguate, Manibusan ha comunicato che la sua società ha chiesto all’Enac il rilascio di una certificazione. Tale documento consentirebbe loro di lavorare su una tipologia di motore. E, ha spiegato, in seguito ne chiederebbero per altre tipologie. Qualora dovessero ottenere tali certificazioni, avrebbero un impegno con un’azienda non ancora precisata per circa sei motori l’anno. Il presidente Manibusan ha però tenuto a precisare che il core business dell’azienda non è più la manutenzione e revisione dei motori, che comunque rimarrà come attività. La Iag Europe punta infatti alla compravendita di pezzi di ricambio che frutta il 70% dei guadagni e attira clientela.
SINDACATI CONTRO IL PIANO
Dura e immediata è arrivata la reazione dei sindacati per bocca di Fabio Ceccalupo dell’Ugl Trasporto Aereo e Paolo Duchetti della Uiltrasporti. «Qualora ottenessero la certificazione dall’Enac – hanno chiesto – come pensano di lavorare sui motori ausiliari di bordo o al test degli accessori ad esempio, come espresso nel piano, se in azienda ormai non ci sono più professionalità con le competenze tecniche necessarie?» «Inoltre – hanno aggiunto -, qualora reperissero le professionalità, che senso avrebbe riparare sei motori l’anno quando prima se ne riparavano 35/40?».
DIPENDENTI EX ALITALIA MAINTENANCE SYSTEMS SENZA LAVORO
Ma la cosa che più preoccupa i sindacati sono le sorti dei lavoratori. La Iag infatti ha detto di non essere in grado di rioccupare l’ex personale Ams. Dipendenti che il 14 aprile prossimo si ritroveranno di colpo senza alcun ammortizzatore sociale. Ceccalupo e Duchetti sono tornati a chiedere con forza alle istituzioni presenti, Mise e Regione Lazio, la salvaguardia dei livelli occupazionali rimasti fuori. «Non ci sono ancora oggi, a distanza di mesi – hanno sottolineato -, condizioni minime per una normale e vera trattativa e questo non è più accettabile».