Locarno a Roma: donne sempre e solo donne

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Forse non tutti sanno che piazza Vittorio fa parte del cosiddetto ‘quartiere piemontese’ e venne ufficialmente inaugurata nel  1882. E’ la piazza più vasta di Roma ed al centro ha un bellissimo  giardino che, d’estate, diventa la spettacolare scenografia all’interno della quale 2 schermi permettono al pubblico di gustarsi in santa pace (campane permettendo) un bel film.

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Ieri sera ne abbiamo visti 2 dal festival di Locarno, il primo, Das Fräulein (La ragazza)  Pardo d’Oro 2006 ed il secondo ‘Dene wos guet geit  –  Quelli che stanno bene’  menzione speciale opera prima’ del 2017. I due film  hanno in  comune la location: Zurigo,  Svizzera.

Il primo,  un film del 2006 diretto da Andrea Staka, è stato introdotto da una delle protagoniste Marija Skaricic, e ci ha portato in un mondo di ‘emigrati’ integrati.

Serbia, Croazia, Zurigo e Sarajevo, tedesco e serbo, lingue e paesi si sono intrecciati per 81’ raccontando un pezzo della loro storia. La lingua d’origine permette di rompere le barriere ma la vera barriera è dove ognuna delle tre è arrivata ora.  Ruza da Belgrado è socialmente arrivata, si mantienei da se e si fa vanto di ‘non dover chiedere niente a nessuno’.

Mila lavora per Ruza e ne ha paura, ma con i suoi soldi guadagnati subendo angherie non riesce neanche a comprarsi un cappotto perché il marito mette tutti i loro soldi in una casa in Croazia in cui non andranno mai a vivere perché la loro vita è quì. .

Ana che arriva da Sarajevo con la guerra ancora negli occhi e la morte per leucemia che si avvicina , fa franare gli equilibri con la sua vitalità e voglia di vivere.

Così le tre donne iniziano a vedere un mondo diverso, ognuna negli occhi dell’altra e le loro certezze crollano. Reagiscono e diventano vere e tornano alla propria vita cambiate. E’ una presa di coscienza collettiva che passa attraverso una festa di compleanno che le mette sullo stesso piano, nessuno che comanda, nessuno che serve, domani si torna i vecchi schemi che però non reggono più.

Film molto bello e importante per la recitazione delle tre protagoniste e per il fatto che ancora una volta ribadisce il concetto che per sopravvivere abbiamo bisogno di vederci negli occhi degli altri.

Il secondo film è un viaggio nella vita quotidiana di una società disumanizzata che vive di internet, call center, numeri e codici, vuote discussioni sull’ultima offerta telefonica. Il luogo è sempre Zurigo.

La sottile trama si regge su una truffa che una lavoratrice del call center, Alice,  fa alle vecchiette carpendo loro informazioni sui depositi bancari e facendosi consegnare i soldi spacciandosi per l’amica di una nipote in difficoltà.

Da vedere per la tecnica del regista di farti sentire al centro di una società  in cui non ci sono sentimenti. L’unica frase che una gendarme dice ad un gendarme ‘ti ricordi quel film in cui un poliziotto si innamora di una poliziotta?’, chiaramente allusiva, viene detta con una intonazione piatta e cade in un nulla. Tutte le relazioni sono da un nulla ad un altro nulla, nessuno mostra emozioni, neanche alla fine quando la ragazza viene arrestata. Nulla.

Se ne esce con l’impressione di freddo dovuta non solo al fatto che è mezzanotte ed a Roma la temperatura si è abbassata.

 

Anna Maria Felici

Foto

Marija Skaricic