Cancro del pancreas, identificato nuovo meccanismo di tumorigenesi

Si tratta di una scoperta utile per strategie terapeutiche mirate. Allo studio, pubblicato su “Nature”, e condotto a Houston ha partecipato un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica di Roma

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Appena pubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature” i risultati di una ricerca che ha messo in evidenza il meccanismo che regola il comportamento aggressivo del tumore pancreatico. Lo studio è stato svolto all’MD Anderson Cancer Center di Houston in Texas (USA) con la collaborazione di ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma.

Il cancro del pancreas è uno dei tumori più aggressivi e più difficili da diagnosticare e curare e c’è molto interesse nella comunità scientifica per la identificazione di nuove strategie terapeutiche che possano migliorare la gestione di questa patologia e alleviare le sofferenze dei pazienti.

Primo autore dello studio appena pubblicato è il dott. Giannicola Genovese, già specializzando in Oncologia e dottorando in Oncobiologia e Oncologia Medica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e attualmente Instructor presso l’MD Anderson Cancer Center della University of Texas negli Stati Uniti. Fanno parte del gruppo di ricerca, che comprende diversi Dipartimenti dell’MD Anderson Cancer Center e altri istituti di ricerca statunitensi, cinesi ed europei, il prof. Alessandro Sgambato, ordinario di Patologia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Roma, e la dottoressa Maria Svelto, che ha contribuito allo sviluppo del progetto durante il suo corso di dottorato presso l’Università Cattolica ed è attualmente borsista presso il TIGEM.

Il gruppo di ricerca della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica ha contribuito alla validazione dei meccanismi identificati attraverso modelli murini della malattia. «Lo studio – spiega Sgambato – ha permesso di identificare un nuovo meccanismo di tumorigenesi che coinvolge diverse sub-popolazioni di cellule con differente aggressività suggerendo nuovi approcci terapeutici mirati a eliminare le cellule tumorali più aggressive responsabili della progressione della malattia».