Il Gran Premio della Liberazione 2017 non si disputerà. A spiegare le motivazioni è il presidente del Velo Club Primavera Ciclistica, Andrea Novelli: «Non ci sono le condizioni per organizzare la corsa. Le solite e ripetitive frasi di circostanza non sono sufficienti. Inutile che continuino a ripetere: il Liberazione non può morire dopo che tanti hanno contribuito a togliergli ossigeno anno dopo anno con un’ostinazione degna di miglior causa. In pochi hanno mostrato di avere per davvero a cuore la corsa».
Nel suo discorso il presidente continua: «Ringrazio Mario e Simone Carbutti di Cicli Lazzaretti: hanno consentito di organizzare le ultime due edizione e sono stati i soli a effettuare tentativi per l’edizione di quest’anno. Ringrazio Massimo Castaldini, Sandro Chiaperotti, Donato Rapito e Claudio Iannilli di Tritype».
«Ringrazio Riccardo Viola – dice Novelli -, unico esponente degli enti sportivi a esprimere solidarietà non solo a parole: sordità e impotenza hanno contraddistinto le istituzioni a tutti i livelli, dalle locali alle nazionali, da quelle sportive a quelle politiche. Né ci sono stati vicini quei giovani dirigenti di società ciclistiche romane che, fingendo di collaborare, hanno sfruttato per proprio tornaconto il Liberazione».
E concludendo: «Mai, tuttavia, mi sarei aspettato che la pietra tombale sulla storia del Gran Premio della Liberazione fosse apposta da due degli organizzatori più celebrati dell’attuale momento ciclistico: l’uno pronto a far bloccare somme sui conti personali e l’altro, ahimè , dimenticò di essere stato lanciato nel mondo del giornalismo da Gino Sala e dal circuito storico delle Terme di Caracalla».
Da Gustavo Guglielmetti nel 1946 a Vincenzo Albanese nel 2016: l’albo d’oro si ferma qui.