Marcello Minenna da assessore capitolino a mancato capo della Consob

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Marcello Minenna, chi era costui? Parafrasando il dubbio di don Abbondio nei Promessi Sposi che ovviamente si riferiva ad uno oscuro filosofo dell’antica Grecia,  Minenna,  sino a qualche settimana fa, era il candidato ideale a governare la  Consob l’organo di controllo del mercato finanziario italiano, ovvero della borsa. 

Dirigente interno della Consob con titoli e controtitoli masters ecc. , doveva essere l’uomo 5stelle al governo del delicato organismo di controllo della Borsa, se non che al suo posto ci è andato Paolo Savona di soli 82 anni, già ministro dell’attuale Governo per gli Affari Europei, ma che  per pressioni della Lega, avrebbe dovuto prendere quello che oggi è il posto di Tria al governo delle casse pubbliche, bloccato da Mattarella per le sue posizioni critiche sulla UE.

Eppure sino a poco tempo fa grillini e anche i leghisti davano per scontata la nomina di Marcello e invece al suo posto,  ci è andato un arzillo vecchietto che vorrebbe riformare le istituzioni europee pur prevedendo un “cigno nero” per la situazione economica dell’Italia, che a dir poco si avvia alla stagnazione se non alla recessione più o meno “tecnica”.

Ai i nostri lettori, semmai abituati a leggere di questioni romane e laziali, va pure ricordato che il Minenna si affacciò nei sacri palazzi capitolini al fianco della Raggi quale assessore al bilancio, salvo dimettersi dopo qualche settimana, prendendo una fuga precipitosa quando usmò che allora in Comune comandava il bistrattato Marra.

Vice sindaco  ombra  che  faceva e disfaceva chattando con la sindaca e altri quattro amici al bar, fra cui l’attuale assessore Frongia e l’allora sconosciuto funzionario capitolino Romeo, quello delle assicurazioni a favore di terzi ( a loro insaputa) fra cui la sindaca. 

Allora  Minenna, giustificando il suo doloroso addio, nel settembre 2016 scriveva su Facebook “In questo breve tempo sono stati raggiunti alcuni importanti punti di programma del Movimento 5 Stelle di Roma, quali lo scongiurare l’aumento delle tariffe dall’acqua, il gettare le basi per la chiusura degli sportelli di Equitalia in Roma e tanti altri …..“

Insomma roba forte, per dire che lui era un grillino Doc, anche se abbandonò  la poltrona subito dopo la revoca dell’incarico di capo di gabinetto alla magistrati Carla Maria Raineri da parte della  Raggi, dando vita a una cascatella di passi indietro che portò alle dimissioni di Marco Rettighieri e Alessandro Solidoro, rispettivamente a vertici di Atac e Ama.

Eppure pare che le disavventure di Minenna non finiscano qui perché, secondo l’AdnKronos  “fonti qualificate assicurano che Savona sarebbe intenzionato a indicare per il ruolo di segretario generale (della Consob ndr) Claudio Deodato, attualmente a capo di gabinetto al ministero delle Politiche europee. In ogni caso, indipendentemente da Deodato, sicuramente l’opzione Minenna segretario generale non è più sul tavolo”, assicurano fonti di governo 5 Stelle”.

Ah traditori! Nemmeno segretario generale di Consob con uno stipendietto probabilmente superiore ai 130mila euro, ovviamente aumentabili. 

Al fondo ci deve essere una sorta di maleficio per la carriera del giovane funzionario dell’organo di vigilanza della Borsa  e temiamo che venga da fonti insospettabili. 

Infatti solo poco tempo fa Stefano Fassina che si è fatto eleggere alla Camera con gli scissionisti di Liberi e Uguali e oggi va per conto suo proponendo una Internazionale dei sovranisti di sinistra, dichiarava: “Per la presidenza di Consob Marcello Minenna è ottima scelta: servitore dello Stato di provata e a volte punita affidabilità alle istituzioni, pienamente autonomo, di elevatissime qualità professionali. Unica ‘colpa’: è fuori dai salotti buoni!”. 

Oddio, ce mancavano pure i salotti buoni, ammesso che Fassina frequenti solo i bar di  Corviale e Torbella, ma non ci pare che nel suo ruolo di consigliere capitolino, si sia levato con sdegno dai banchi dell’aula Giulio Cesare, di cui è ancora consigliere, per difendere l’allora assessore quando diede le dimissioni.  

Comunque di salotti buoni o cattivi noi non ce intendiamo, forse lui si’.

Giuliano Longo

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