Ecco alcune immagini che stanno arrivando in riferimento al forte terremoto che nella notte ha colpito numerosi Comuni tra il Lazio e le Marche, provocando vittime e distruzioni in particolare ad Amatrice, Accumuli, Arquata e Pescara del Tronto.
IL TERREMOTO
Una nottata “annunci” leggeri e una mattina di movimenti di assestamento, tra le 100 e le 150 scosse, con al centro quella fortissima e superficiale delle 3.36 che ha colpito duramente ancora una volta il cuore del centro Italia, al confine tra le regioni di Lazio, Umbria e Marche.
Le Province interessate dal terribile sisma dell’Italia centrale di mercoledi 23 agosto sono quelle di Rieti, Perugia e Ascoli Piceno, i comuni colpiti Accumoli, Amatrice, Norcia e Arquata del Tronto, in tutto poco più di 4500 residenti.
Il sisma è stato avvertito fortissimo localmente e in tutto il centro della penisola, anche a Firenze e a Roma. Tre le scosse più forti: alle 3.36 Accumoli in provincia di Rieti con una magnitudo di 6.0 durata 142 secondi. Poco più tardi una scossa di 4.4 ha squassato e distrutto un altro comune del reatino, Amatrice alle 3.54: il tremore è durato 60 secondi.
LA SITUAZIONE
Ad essere praticamente distrutto anche il paesino di Pescara del Tronto, nel comune di Arquata nelle vicine marche, ma il terremoto ha colpito anche l’Umbria con due scosse dopo le 4 del mattino localizzate a circa 5 chilometri da Norcia con una magnitudo di 5.3 alle 4.33 durata quasi due minuti (112 secondi) e una seconda alle 6.06 di 4.4 Richter: qui i danni sono stati limitati ma a risentirne sono state soprattutto le mura antiche, le opere d’arte e il Patrimonio storico della città di San Benedetto.
Colpite anche decine di frazioni e molte case sparse in quella che è una zona montana ricca di boschi e montagne appenniniche con vette al di sopra dei 2000 metri: solo nell’area di Amatrice si contano almeno 69 frazioni, nel Comune di Accumoli le frazioni sono ben 17, mentre 13 sono le frazioni nel territorio del comune di Arquata del Tronto, di cui 3 sono andate completamente distrutte.
Le scosse di minore entità, sotto i 2.0 Richter erano cominciate con una certa frequenza già nella serata di martedì nelle zone di rilevazione sismica di Rieti e Perugia: a registrarle, come nel resto d’Italia, la rete di strumenti dell’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Piccole scosse registrate con sempre maggiore frequenza a partire dalla mezzanotte e mezza. Niente che però potesse allarmare le autorità: gli sciami sismici possono durare giorni e persino settimane intere.
In breve però la magnitudo degli eventi registrati si è innalzata e, secondo i calcoli effettuati dai geologi dell’ingv, sono state 39 nella notte le scosse pari o maggiori di magnitudine 3.0. Un’accelerazione veloce dei fenomeni di spostamento della faglia che ha portato nel giro di circa un’ora alla scossa delle 3.36: due minuti e ventidue secondi di tremore a 6.0 gradi Richter che hanno distrutto un pezzo di Italia e causato almeno 38 morti.
Alle prime misurazioni dei tecnici presenti nella sala crisi di via di Vigna murata a Roma, sede centrale dell’Ingv, sono state rilevate “profondità ipocentrali delle repliche modeste, quasi tutte entro i primi 10 km” lungo una faglia attivata la cui estensione è stata calcolata dai geologi in circa “25 km di lunghezza allineata in direzikne Nord-Nord Ovest – Sud-Sud Est”. Scosse non solo forti, dunque, ma anche originatesi a distanze relativamente modeste dalle fondamenta delle abitazioni e degli edifici coinvolti. La più forte, quella di Accumoli era ad appena 4,2 km di profondità,
Tutta l’area tra Lazio, Umbria e Marche è stata colpita da forti scosse di terremoto nei secoli passati. I principali terremoti storici sono avvenuti nel 1639 (Magnitudo 6.2), nel 1646 (Magnitudo 5.9) e nel 1703 (Magnitudo 6.9). Ma anche nel secolo scorso si sono verificati importanti episodi sismici come fu nel 1943, quando il terremoto che coinvolse Marche e Abruzzo compi fortemente tutta la provincia di Ascoli Piceno; nel 1950 una scossa del VII grado della scala Mercalli colpì il vicino massiccio del Gran Sasso (anche stanotte è crollata una parte della parete Est del Corno piccolo, seconda vetta del gruppo montuoso con oltre 2912 metri); nel 1951 una scossa di 5,3 Richter stavolta al confine tra le province di Ascoli e Macerata; nel 1959 gravi furono le conseguenze del terremoto in Valnerina di 5.9 Richter che fece grossi danni a Norcia, Cascia e zone limitrofe. Resta ancora nella memoria comune infine il sisma di quasi venti anni fa: nel 1997 due scosse di magnitudo 5.8 e 6.1 distrussero la basilica di Assisi e molto comuni di Umbria e Marche. Quello di stanotte è stato definito il terremoto più distruttivo dopo quello del 2009 che rase al suolo il centro de L’Aquila.