Rai, La vita in diretta (che non cambierà mai) dell’era Vianello

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Cambiare tutto, conduttrice, studio, ma soprattutto una ventata di rinnovamento e basta con quello stile che, diciamolo pure a voce più o meno bassa, è davvero trash. Le notizie prima di tutto. Sembra sentirlo Andrea Vianello mentre getta le basi della nuova “Vita in diretta”.

Ma non se ne dolga, non è il solo, anche Maria Pia Ammirati prima di lui e Raffaella Santilli sono cadute nella stessa trappola. Via, via, cambiamo inviati, basta cronaca nera, quella morbosa, quella becera e poi per carità, basta con quegli ospiti visti e rivisti, sempre gli stessi: Riccardo Fogli, Sandro Giacobbe, quelli dall’aria così cheap che fa tristezza. Puntiamo ad interviste di qualità, a storie di gente comune, facciamo servizio pubblico, le storie del cittadino e seguiamo l’attualità senza cadere in facili tentazioni di spettacolarizzazione del dolore. Se ne sono sentite tante negli anni, sono cambiate le squadre di autori, anzi, per meglio dire, si sono stratificate come un club sandwich servito a bordo piscina, con l’illusione che quel nome blasonato potesse portare quel quid quell’allure dei programmi di prima e seconda serata.

Nel frattempo Daniel Toaff, lo storico capostruttura, inventore in sostanza de “La vita in diretta”, del suo “metodo”, del suo, chiamiamolo stile lo immaginiamo sorridere sornione intento a godersi la pensione leggendo queste dichiarazioni d’intenti che durano come un temporale estivo, una sgrullata d’acqua e niente più. Ogni tanto qualche nostalgico autore della “old generation” lo evoca come in una seduta spiritica: “Sta tornando, lo hanno contattato”, come uno spauracchio, il babau che si racconta ai bambini che non vogliono dormire.

In realtà non ce n’è nemmeno bisogno perché La Vita in diretta è protetta da un incantesimo, un po’ come l’Immobilus di Harry Potter, non cambierà mai: avrà sempre l’intervista alla diva del passato che si racconta, il collegamento dal luogo della catastrofe, quello di fronte alla villa dello zio Michele di turno con l’inviato del momento che si gioca la sua opportunità snocciolando un racconto fatto di piccole indiscrezioni carpite agli investigatori e tracce scovate sul campo.

Non mancherà mai il parto in diretta, l’inviata col grappolo d’uva in mano che vuol dare il suo inutile contributo alla vendemmia a favore di camera, il talk sull’argomento che divide l’opinione pubblica con il Mughini della situazione ingaggiato a suon di gettone per accendere la miccia e invecchiato su quelle poltroncine bianche di via Teulada. Una formula che ancora funziona e che può andare più o meno bene a seconda dell’alchimia che si crea tra conduttore e pubblico.

Quest’anno si sta commettendo l’errore di scendere sullo stesso terreno della “signora di Cologno” che si proclama vincente anche quando non lo è figurarsi quando parte con il vantaggio assicuratole dal poker d’assi del pomeriggio (Beautiful, Una vita, Uomini e donne, Il segreto). Ingaggiare una lotta a colpi di tweet proclamando ascolti grandiosi che non ci sono è l’unica vera novità di questa stagione. Il Vice direttore Vianello dovrebbe provare a farsi meno selfie perché si sa che a lungo andare i selfie fanno male alla vista.

Bob Tv