Di certo le macchine di Formula 1 non possono montare spazzaneve, né coperture termiche. E a questo punto tutti si chiedono perché si sia deciso di fare i primi test invernali della stagione 2018 in Spagna, pur sapendo dell’arrivo della gelida perturbazione Buran, invece del circuito di Sakhir in Bahrain, perfetto per la prima prova effettiva delle monoposto di quest’anno.
Un vento gelido soffia sul circuito di Barcellona, un gelo che ha impedito ai team di raccogliere dati utili per le monoposto durante la mattinata, in condizioni nelle quali negli scorsi giorni le coperture più morbide risultavano meno prestazionali di quelle più dure, e che non possono quindi darci un’idea almeno vaga dei valori in campo. Stessa cosa questo pomeriggio, dove il meteo proibitivo ha impedito alle squadre di girare in maniera ottimale.
Ma per quale motivo si è deciso di correre in Catalunya pur sapendo di questi rischi, piuttosto che nel più sicuro circuito mediorientale? Per colpa dei costi della trasferta nel deserto, giudicati eccessivi dai team di medio-bassa classifica. Sono note le difficoltà finanziarie di scuderie come la Sauber (pur avendo ora siglato una sorta di partnership non solo commerciale con l’Alfa Romeo) e la Haas, e Liberty Media da quando si è insediata al comando della classe regina dell’automobilismo ha cercato di ridurre i costi e i divari tra le varie forze in campo. Scelta che, però, ha le sue conseguenze, come il caso qui sopra, che impediscono l’andamento ottimale di tutto il meccanismo del Circus.
La cosa fa sorgere molte domande, delle quali sembra esserci un’unica triste risposta: l’epoca dei “garagisti” in Formula 1, delle piccole realtà automobilistiche, sembra sempre più vicina alla fine, inghiottita dai colossi dei motori quali Ferrari, Mercedes e Renault, o da multinazionali come la Red Bull, dotate di budget annuali altissimi, grazie ai loro grandi profitti in campi esterni al mondo delle corse, poi reinvestiti nella ricerca e nell’evoluzione delle vetture da competizione. Certo, tutto questo si può evitare con le ricette proposte appunto da Liberty Media, ma che rischiano di minare l’equilibrio dello stesso campionato, visto che Maranello si è fin da subito opposta alle politiche di massiccio contenimento dei costi, che diminuiscono di conseguenza i margini di sviluppo e di miglioramento delle singole squadre.
Simone Pacifici