Secondo Eures – Ricerche economiche e sociali, in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre nei primi dieci mesi dell’anno i femminicidi sono stati 106, uno ogni 72 ore. Leggere flessioni nei dati, ma si tratta di un vero e proprio allarme nazionale.
Roma spicca come la provincia “più violenta” contro le donne con 10 donne uccise nel 2018, come nel 2017 (7,1% del totale). L’altra area più violeta nei confronti delle donne è il nord d’Italia: (il 45,4% nel 2017 , a sud 36,3% e nel centro 18,4%.
La maggior parte dei femminicidi a livello regionale si concentra in Lombardia (24 nel 2017, pari al 17% del totale, di cui 17 familiari) davanti a Lazio (9,2%), Puglia (9,2%), Campania (8,5%), Veneto (8,5%), Emilia Romagna (7,8%), Piemonte (7,1%), Sicilia (7,1%), Toscana (6,4%) e Sardegna (5,7).
“La coppia e la famiglia rappresentano gli ambiti più di pericolo per la donna” avverte Eures.
Dal primo gennaio al 31 ottobre 2018 i femminicidi sono saliti al 37,6% del totale degli omicidi commessi nel nostro Paese (erano il 34,8% l’anno prima), con un 79,2% di femminicidi familiari (l’80,7% nei primi dieci mesi del 2017) e un 70,2% di femminicidi di coppia (il 65,2% nel gennaio-ottobre 2017). Da notare il progressivo aumento dell’età media delle vittime, che raggiunge il suo valore più elevato proprio quest’anno: 52,6 anni per il totale delle donne uccise e 54 anni per le vittime di femminicidio familiare (imolto spesso donne malate, uccise dal coniuge o dal compagno anziano, che poi si toglie la vita). Fra le zone più colpite dai femminidici il Nord e Roma.
Così l’Avvocato Elisa Anania a margine del convegno “Violenza e Suicidio” organizzato da Osservatorio Violenza e Suicidio” tenutosi ieri presso la Camera dei Deputati:“ Il primo passo fondamentale in questi casi è comprendere che non si è soli, in quanto si trova un aiuto concreto ed immediato presso i centri di antiviolenza diramati in tutto il Paese. E’ importante condividere il problema con una persona di fiducia, per confrontarsi e per avere un sostegno, non accumulando paure e disagio psicologico. Seppur può apparire difficile o non risolutivo, è fondamentale avere il coraggio di rompere il silenzio della vergogna e denunziare il fatto all’autorità. Solo in questo modo le autorità entreranno a conoscenza della situazione di modo di avviare le indagini per ottenere un provvedimento del giudice. Il nodo della situazione sono le denunce inascoltate e la situazione di impotenza e di potenziale maggiore peridicolo che vive la donna dopo la denuncia, con la sensazione di sentirsi “abbandonata” o in maggiore pericolo” .
Secondo l’Eures, oltre un terzo delle vittime di femminicidi di coppia ha subito nel passato ripetuti maltrattamenti, rappresentando l’omicidio l’atto estremo di ripetute violenze fisiche e psicologiche: il 34,7% dei casi noti nel 2015, il 36,9% nel 2016 e il 38,9% nel 2017. Un dato su cui riflettere: nella maggioranza dei casi (il 57,1% nel 2017) tali violenze erano note a terze persone e nel 42,9% delle occasioni la donna aveva presentato regolare denuncia. Senza evidentemente ricevere un’adeguata protezione.
Conclude Anania: “ Dietro ai numeri apparentemente in calo relativi alle denunce di stalking, c’è un mondo ampio e sommerso di donne vittime di violenza, restando nell’anonimato. Bisogna dare voce alle donne che continuano a sopportare i soprusi e a non denunciare, per sradicare questo forte fenomeno culturale”.
Fra le cause dei femminicidi nella maggior parte dei casi motivi “passionali”, ovvero un’idea malata di possesso (il 30,6% dei casi nel 2017) ma si uccide anche in seguito a liti o dissapori (25%), perché l’autore soffre di un disturbo psichico (22,2%) o in conseguenza di una malattia o di una disabilità della vittima (12%).
Nella nella maggioranza dei casi (il 57,1%per cento nel 2017) tali violenze erano a conoscenza di terze persone e nel 42,9 per cento delle occasioni la donna aveva presentato regolare denuncia. Senza ricevere un’adeguata protezione.