Un assalto in piena regola per normalizzare l’anomalia milanese e colpire forse l’unico simbolo della sinistra che funziona, il sindaco Beppe Sala, che in un giorno nemmeno troppo lontano potrebbe sfidare sul piano nazionale lo strapotere giallo-verde.
È il piano, ormai venuto alla luce, di Salvini e dei leghisti che governano Regione Lombardia.
A Milano la retorica sovranista, come la neve bagnata, non attecchisce e la cosa provoca un’irritazione al limite della crisi di nervi per Salvini e i suoi colonnelli, che, dicono i bene informati, è diventata rabbia alla notizia che il capoluogo è balzato in testa della classifica del Sole24ore delle città dove si vive meglio. E allora dalle parole si passa ai fatti. E se gli slogan non bastano è la Regione ad entrare a gamba tesa cercando di funestare, per quello che è in suo potere, i piani amministrativi del Comune di Milano. Perché nelle ultime settimane le mosse del governatore Attilio Fontana sembrano orientarsi sul danneggiamento della luccicante Milano di Sala piuttosto che su una linea di buon vicinato.
Il primo colpo è arrivato per mano dell’assessore regionale alla casa, Stefano Bolognini, il mastino di Salvini.È sua l’iniziativa più pesante: con il nuovo anno gli anziani over 70 inquilini delle case popolari Aler (quelle gestite dalla Regione) non pagheranno più l’affitto. Una manovra per 8 mila nuclei famigliari. Roba che ha fatto trasecolare lo stesso Sala, che gestisce l’altra metà delle case popolari di Milano, attraverso la controllata MM, dove non è previsto nessuno sconto agli inquilini. Una mossa a sorpresa che la giunta meneghina ha preso assai male e che ora rischia di far saltare il tavolo aperto tra Comune e Regione per affrontare insieme il nodo delle case popolari con progetti e investimenti condivisi. A preoccupare gli uomini di Sala sono le ricadute immediate di un provvedimento giudicato populista che però rischia di avvicinare ai leghisti una parte ancora più consistente dei ceti popolari milanesi.
E un’altro pacco di Natale è arrivato poche ore fa sotto l’albero di Piazza Duomo, questa volta dal consiglio regionale dove la maggioranza leghista ha di fatto bocciato un emendamento al bilancio di previsione per finanziamento di 50 milioni di euro per l’apertura dei Navigli. Poco prima Salvini stesso aveva ribadito il suo gradimento al progetto mettendo a tacere il ministro 5stelle Bonisoli, che aveva espresso la sua contrarietà. Ma nel giro di poche ore i consiglieri leghisti, supportati da quelli di Forza Italia e dai pentastellati hanno fatto retromarcia ed ora, senza il finanziamento regionale, il sogno dei navigli aperti potrebbe definitivamente tramontare e con lui anche una buona porzione di credibilità del sindaco di Milano.
Giuliano Longo