Lavoro, Uil: «Nel Lazio 190mila in nero e 375mila irregolari»

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Oltre 190mila lavoratori totalmente in nero nel Lazio (di cui 168.000 nel terziario) che diventano 375mila se si contano anche gli irregolari (di cui 333.000 nel terziario). “Un vero e proprio esercito di invisibili” lo definisce la Uil Roma e Lazio che questa mattina ha presentato il dossier “Capitale in nero”, una vera e propria inchiesta sul campo condotta dal sindacato con la collaborazione dell’Eures in un mese e mezzo di lavoro, con dieci giorni passati direttamente in strada. Guardando i dati emerge che il Lazio tocca il 16,1% di lavoro irregolare. Peggio fanno solo Puglia, Sicilia, Campania e Calabria. La media nazionale si ferma al 13,3%. Guardando ai settori la Uil ha registrato un 17,2% di irregolari in agricoltura, il 10,1% in industria e il 17% nel terziario (in particolar modo nei sub settori della ristorazione, degli alberghi, dei garage e poi tra i meccanici, i gommisti, i vigilanti, i barbieri, e i lavoratori dei mercati e del commercio). In media circa il 50% degli irregolari sono lavoratori in nero. Tutti i dati, inoltre, sono in crescita: a fronte dei 190mila lavoratori in nero del 2016 nel 2008 lo stesso numero era di 151mila mentre gli irregolari, oggi 375mila nel 2008 erano 299mila con una crescita del 2,4%.

“Le situazioni di illegalita’ e irregolarita’ sono molto piu’ diffuse di quanto si immagini e ad oggi un serio contrasto al lavoro nero non c’e’- spiega il segretario generale della Uil Roma e Lazio, Alberto Civica- eppure con il nero genera effetti negativi per la nostra economia. Il recupero di un solo punto percentuale ci consentirebbe di trovare risorse per fare investimenti, comprare autobus, riparare le buche. Si stimano 17-18 miliardi di economia sommersa nel Lazio che portano a 2-3 miliardi l’anno di perdite per la fiscalita’ generale. Con solo l’1% si potrebbero recuperare 170 milioni per gli investi”. “Inoltre- conclude Civica- i lavoratori in nero che abbiamo intervistato nella nostra inchiesta sono senza tutele, lavorano sabato e domenica senza orari, senza sicurezza. Naturalmete serve volonta’ politica per intervenire. Il Comune non fa report sui controlli, invece dovrebbe incentivare, nei limiti delle sue competenze, le ispezioni. Inoltre potrebbe incentivare anche gli investimenti che possono generare lavoro piu’ regolare”.

(Fonte Dire)