“Point Break”, il ritorno al cinema di Utah nel remake del film cult

Tutto quello che c'è da sapere sulla pellicola in uscita il 27 gennaio

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Johnny Utah torna sul grande schermo. L’indimenticabile personaggio interpretato nel 1991 da un giovane e allora poco conosciuto Keanu Reeves sbarca ancora una volta sul grande schermo con “Point Break”, remake dell’omonimo, amatissimo, film cult diretto da Kathryn Bigelow. Nella pellicola di venticinque anni fa, ad affiancare Reeves come coprotagonista c’era Patrick Swayze. Nell’adrenalinico action thriller diretto da Ericson Core, in uscita in real 3D il 27 gennaio, troviamo invece Luke Bracey (“G.I. Joe: La vendetta”, “November Man”) nei panni dell’agente dell’FBI Johnny Utah, e Edgar Ramirez (“Zero Dark Thirty”, “The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo”, “Carlos”) in quelli del carismatico Bodhi, leader di una banda di rapinatori amanti del surf e degli sport estremi.

TRAILER ITALIANO UFFICIALE #1

LA TRAMA – Johnny Utah, giovane agente dell’FBI, s’infiltra in un gruppo itinerante di atleti amanti del brivido, capeggiati da Bodhi e sospettati di crimini messi in atto in maniera estremamente insolita. Sotto copertura, costantemente esposto a grandi pericoli, Utah dovrà scoprire chi è la mente che si nasconde dietro questa serie di crimini apparentemente non legati tra loro.

IL CAST – Nel cast, oltre a Bracey e Ramirez troviamo Teresa Palmer (“Warm Bodies”), Delroy Lindo (“Sahara”, “Fuori in 60 secondi”) e Ray Winstone (“Noah”, “The Departed – Il bene e il male”), per la regia di Ericson Core (“Imbattibile”).

TRAILER ITALIANO UFFICIALE #2

PERCHÈ UN REMAKE – L’idea di un nuovo Point Break è partita dall’enorme sostegno dei numerosissimi fan. “Il primo Point Break è stato un capolavoro, ha ispirato intere generazioni. Tutti l’abbiamo amato e ne siamo stati influenzati”, ha raccontato il regista Ericson Core, il cui obiettivo era di onorare i temi e i presupposti della pellicola originale e, allo stesso tempo, spingere la storia oltre i limiti fisici, portando il film a un livello che sarebbe stato impossibile raggiungere venticinque anni fa. “Volevamo usare l’ispirazione della versione originale, per poi realizzare sullo schermo la nostra visione di Point Break, creando un progetto di scala globale e coinvolgendo nell’azione i migliori atleti del mondo di sport estremi”.

DIFFERENZE CON L’ORIGINALE – Ericson Core e il suo team di filmmaker avevano ben chiaro che, a rendere così convincente il primo “Point Break” era stata la relazione tra i due protagonisti: il novello agente dell’FBI, Johnny Utah, alle prese con i demoni del passato e alla ricerca del suo posto nel mondo e la sua sfuggente preda Bodhi, una forza della natura, pieno di carisma e con un insolito programma. È proprio questo conflitto centrale tra due individui in apparenza diametralmente opposti, ma che stranamente vanno d’accordo, a fare da base alla storia. In aggiunta, Core ha raccontato: “Molte delle domande filosofiche che si pone Bodhi meritano un approfondimento, come la sua idea di essere davvero liberi e vivere secondo il proprio codice personale; quindi anche noi abbiamo mantenuto questi concetti nella storia”. Quello che invece è completamente diverso all’interno della storia, è l’ambientazione in cui è rappresentato il conflitto tra Utah e Bodhi. I crimini che Bodhi commette con il suo gruppo, sono oggi molto più ricercati e pericolosi, con motivazioni e implicazioni di più ampia portata e ciò che Utah deve affrontare per fermarli, lo spingerà ancor più in terreni inesplorati. Poiché si è deciso di ampliare la storia, arricchendo le imprese originali dei temerari surfisti californiani, il nuovo film necessitava un’ambientazione internazionale. E così è stato: dal Venezuela, con le Angel Falls, le più alte cascate del mondo, fino in cima al monte Jungfrau nelle Alpi; in Svizzera, a Walenstadt; da porto di Castro e Punta Riso a Brindisi, fino a Teahupoo, e alle coste di Tahiti e a Jaws, vicino Maui, per catturare le onde più alte e temibili del decennio. Girato in undici paesi e quattro continenti, il film offre una nuova visuale di cosa voglia dire oggi essere un’atleta di sport estremi e include le più incredibili esibizioni di motocross, paracadutismo, volo in wingsuit, free climbing e, ovviamente, surf, eseguite da atleti che hanno dedicato, e rischiato, le proprie vite per perfezionare queste strabilianti imprese, molte delle quali non sono mai state viste prima in una pellicola cinematografica. “Su una scala da 1 a 10, dove il 10 è il massimo, io direi che l’azione di questo film è 45”, ha aggiunto Edgar Ramirez, che interpreta Bodhi. “È stata un’esperienza rivelatoria. Ciò che questi atleti riescono a fare è semplicemente incredibile”. Spesso erano gli atleti stessi a portare con sé la telecamera e questa prospettiva, insieme a quella ripresa dagli elicotteri e da lenti strategicamente posizionate in primo piano, immergerà immediatamente il pubblico nella tensione che si prova a navigare in queste acque.

COMPIERE L’IMPOSSIBILE

LE OTTO PROVE DI OZAKI – In Point Break ogni sequenza d’azione rappresenta un legame nella catena degli eventi. Per esempio, ha spiegato Core, “Il wingsuit flying, già di per sé sport incredibile al di fuori del film, è in realtà una parte molto importante del percorso di Utah e della sua connessione con Bodhi e con il resto del gruppo. È il momento di massima realizzazione; le scene che lo precedono servono da preparazione e quello che succede dopo è influenzato dall’esperienza che Utah vive in quell’attimo. Tutto è strettamente intrecciato”. A tal fine, il film inserisce un elemento immaginario, chiamato le “Otto prove di Ozaki”, che il regista ha descritto come: “Un modo di entrare in contatto con tutte le energie della Terra”. Nel film si racconta che questa serie di prove (create appositamente per la storia), sono state ideate da Ono Ozaki, un famoso atleta e ambientalista, che ha deciso di utilizzate le forze naturali del pianeta per poter eseguire incredibili prove fisiche. Le otto prove di Ozaki rappresentano un percorso unico per raggiungere l’illuminazione, che richiede forza psicologica e spirituale oltre che capacità fisiche. Pare che il suo inventore sia morto cercando di compiere la terza prova, mentre la settima e l’ottava sono considerate in larga misura impossibili. Compiere queste sfide o “andare a caccia dell’Otto” è ciò che muove Bodhi. Secondo Ozaki, bisogna trovare la propria via attraverso ognuno degli ostacoli e seguirla fino alla fine. “Questo”, ha detto Core, “richiama un tema del film. ‘Trovare la propria via’ si riferisce anche al percorso di una persona o alla ricerca della verità. Nel corso della storia, Utah cerca di trovare la sua via e Bodhi sta facendo la stessa cosa”. Solo che Bodhi ci mette del suo. Focalizzato sul concetto di “restituzione” a Madre Natura, lui e il suo gruppo, che chiama il suo “branco”, commettono una serie crescente di crimini, recando danni alle miniere o ad altre attività che loro considerano ambientalmente e moralmente tossiche. “Rispetto alla filosofia che c’è dietro le azioni di Bodhi, abbiamo cercato di ampliare le sue idee e di renderle meno rigide dice Core. “Se andiamo dunque, oltre i dettagli specifici e non ci chiediamo se la gente sarà d’accordo con lui o meno, possiamo affermare che quello che lui cerca di fare è vivere la vita pienamente, sulla base dei suoi valori e io penso che lo faccia dall’inizio alla fine del film”. Tutto questo si ritrova chiaramente nell’interpretazione di Ramirez del “filosofo-criminale”; “Penso che la storia t’inviti non solo a pensare fuori dagli schemi, ma a romperli; distruggerli e capire che non ci sono schemi”, ha commentato l’attore, sottolineando che questo concetto è comune a tutte e due le versioni del film. “È un importante messaggio di libertà, non solo materiale, ma anche spirituale. Puoi pensare di essere libero, ma se osservi meglio, potresti vedere che la tua anima è prigioniera. È un’idea che mi sta a cuore da quando ho visto il ‘Point Break’ originale e la ritengo di prioritaria importanza anche in questa nuova versione”. Il problema è dove sia disposto ad arrivare Bodhi per raggiungere i suoi obiettivi. Fino a che punto “restituire” alla Terra giustifica mettere a rischio vite innocenti? “Si potrebbe affermare che queste sono persone con ottime intenzioni, che finiscono con lo spingere un’idea alle estreme conseguenze, ha suggerito il produttore John Baldecchi. “Parliamo di un gruppo di atleti che si spingono al limite massimo della capacità umana, saltando da aeroplani e scendendo da montagne altissime con lo snowboard, quindi sono abituati a spingersi all’estremo. Le loro vite ruotano attorno a Madre Natura. Questi sono colpi giganteschi, progettati come degli strumenti per restituire alla Terra ciò che, secondo loro, le è stato sottratto. Non si considerano dei criminali. Le cose però non vanno per il verso giusto e delle persone si fanno male. E questo mette Johnny Utah sulle loro tracce”. Sul personaggio di Utah, Luke Bracey ha detto: “Che si tratti di prendere la palla al balzo, o di decidere quello che vuole fare della sua vita, o quello in cui davvero crede, Utah è consapevole che capirà chi è solamente mettendosi alla prova. Non che non abbia paura. Ha paura ma cerca di superarla e questo è molto più difficile del non essere spaventato per niente. Per me, questo è uno dei temi fondamentali del film”.

COSA STAI INSEGUENDO?

IL PUNTO DI ROTTURA – All’inizio della storia, ha spiegato Core, “Johnny Utah è un’anima in pena. Nel passato ha praticato sport estremi, realizzando alcune imprese straordinariamente coraggiose, in maniera piuttosto spavalda, che hanno però portato a conseguenze tragiche. Si trova al punto in cui vorrebbe buttarsi tutto questo alle spalle, addestrandosi per diventare un agente dell’FBI, in modo da fare ordine nella sua vita, cosa di cui ha un disperato bisogno”. “Quello che rimane costante è il suo modo di agire senza scendere a compromessi”, ha aggiunto Luke Bracey. “Una delle cose che amo di più di questo personaggio è il suo desiderio per la vita e la sua volontà di impegnarsi in tutte le sfide che gli si presentano, nonostante sia presente in lui anche un latente desiderio di morte. Non ci sono dubbi sul fatto che cerchi in tutti i modi di mettersi in situazioni pericolose, sfidandosi sempre a superare i suoi limiti. Penso che Utah abbia dedicato tutta la sua vita alla ricerca di chi sia veramente e di quale sia il suo posto nel mondo”. Inizialmente, sembrerebbe che il suo posto non sia nell’FBI, visto che il suo supervisore sta ancora valutando le sue prestazioni e nutre molti dubbi riguardo al fatto che, un uomo con il background particolare di Utah, possa inserirsi bene nel dipartimento. È qui che il destino ci mette le mani. Si diffonde la notizia di un crimine piuttosto singolare; un gruppo di paracadutisti ha rubato un bancale di contanti da un aereo cargo, per poi tagliarlo a mezz’aria, facendo piovere le banconote su alcuni villaggi poveri della zona di San Luis Potosí, nel Messico centrale. Questo colpo cattura l’attenzione di Utah. Non capisce bene cosa significhi, fino a che non lo paragona ai rapporti di altri eventi recenti e ugualmente incomprensibili: tre motociclisti con caschi coperti da immagini raffiguranti i visi dei presidenti degli Stati Uniti che rapinano un centro di smistamento di diamanti a Mumbai e scappano saltando dalle finestre del palazzo di cento piani, lanciando le gemme sui bassifondi di Mumbai, mentre volano via con dei paracaduti; e ancora, un centro di disboscamento sulle rive del fiume Congo che viene incendiato da criminali scappati attraversando le insidiose Inga Rapids. Le loro immagini somigliano a quelle di tre persone fotografate mentre fanno BASE-jumping dall’Everest. Per i profani questi incidenti potrebbero sembrare non collegati, ma per Utah hanno uno scopo. “Il modo in cui questi uomini riescono a fuggire è miracoloso”, ha raccontato Kosove. “Utah si rende conto che le persone dietro questi crimini sono atleti di sport estremi e sono a caccia delle Otto prove di Ozaki”. E, se ha ragione, Utah potrebbe diventare improvvisamente la risorsa più preziosa dell’FBI. Sperando di sfruttare la sua passata reputazione di atleta estremo pronto a tutto, Utah prevede la prossima prova e va, sotto copertura, a incontrare questi uomini sul campo.

FEATURETTE DI POINT BREAK

I CAMMEI – I fan del “Point Break” del 1991, riconosceranno due camei posizionati giocosamente, di James LeGros e Bojesse Christopher. Gli attori, che originariamente interpretavano i complici di Bodhi, Roach e Grommet, ora invece appaiono come agenti dell’FBI ansiosi di bloccare la banda. “Siamo dall’altro lato della legge adesso”, ha raccontato LeGros, aggiungendo che lavorare sulla storia re-interpretata è stato un piacere. Il film originale era eccezionale, ma di portata ridotta rispetto alla nuova versione, che porta la storia in molte più direzioni”. I filmmaker hanno inoltre coinvolto personalità dello sport e della musica per partecipare a due scene di feste: una a bordo di un lussuoso yacht e l’altra in uno chalet alpino, dove gli atleti protagonisti si rilassano con amici, sponsor e vip locali, dopo una giornata passata a spingersi oltre il limite. I visi noti includono il pilota di wingsuit Jeb Corliss, lo snowboarder Xavier De Le Rue e il freeclimber Chris Sharma, coinvolti anche nelle scene di azione; gli atleti tedeschi Faris Al-Sultan e Michael Raelert, rispettivamente Campioni del Mondo di Ironman nel 2005 e nel 2009/2010; il surfer americano professionista Sebastian Zietz; lo snowboarder svizzero Christian Haller; lo skateboarder americano professionista Eric Koston; lo snowboarder austriaco Mitch Toelderer e quello americano, Louie Vito; il pioneristico compositore canadese di musica elettronica Kenny Glasgow, il musicista e compositore di musiche per il cinema Brett Rosenberg (aka Jonny White) e il deejay americano di musica house Steve Aoki, che ha anche contribuito alla colonna sonora del film; il musicista e attore francese Mouloud Achour e il deejay americano Seth Troxler. Si sono uniti alla festa anche lo skateboarder brasiliano/americano e veterano degli X Games, Bob Burnquist, (che è tra gli skateboarder professionisti che si sono catapultati nell’oceano da una imponente rampa curva, progettata apposta da Jeff King e montata sul ponte dello yacht) e il giornalista e commentatore sportivo Sal Masekela, il cui lavoro come presentatore degli X Games, gli ha fatto guadagnare un posto d’onore tra gli atleti di cui segue le imprese.

SURF ACTION

 

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