Gubitosi e Tarantola stanno per festeggiare il loro primo semestre, ma tra sindacati, associazioni di categoria, lavoratori, mitomani, consiglieri anziani (con badante) e consiglieri senza consiglio alcuno, tutto rischia di apparire come un semestre bianco. Diciamo grigio. Gli addetti ai lavori lo sanno. Alla Rai tutto cambia perche nulla cambi! Eppure Luigi Gubitosi è arrivato a Viale Mazzini 14 con i migliori propositi. Tarantola idem.
Qualche giorno fa pare abbia avuto il primo serio crollo di nervi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’ostinato attaccamento alla poltrona di una cinquantina di dirigenti che potrebbero lasciare il posto facendo spazio ad un naturale avvicendamento. L’ADRAI (associazione dei dirigenti Rai) che aveva promesso un concreto sostegno all’operazione ha fatto un passo indietro pressata da un manipolo di canuti iscritti. Altro stop and go è per la ristrutturazione aziendale, molto osteggiata da alcuni consiglieri, che scarsi di consigli, non accettano ad esempio una consistente riduzione di generali e colonnelli nelle strutture (ad esempio le reti). Due vice a rete bastano e avanzano. Da quattro a sei capistruttura.
Purtroppo la manica larga di Mauro Masi fece proliferare una serie “comandanti” (per lo più a scarso titolo) che oggi il direttore generale vorrebbe “riconvertire” altrove, facendo scelte più “redditizie” sul piano professionale.
Attualmente il risultato è che le tre reti sono bloccate. I direttori avrebbero difficoltà a lavorare senza poter nominare le squadre scelte. Sul piano generale aziendale il contratto di lavoro non vede il suo rinnovo. I sindacati, sulle spalle dei lavoratori, e con cattivi consiglieri all’interno dell’azienda (si parla di un top manager che manovrerebbe i fili dei sindacati a proprio vantaggio) per la seconda volta stanno per mandare a monte il rinnovo del contratto. L’anno scorso per non portare benefici all’allora direttore generale Lorenza Lei, quest’anno per non offrire meriti a Luigi Gubitosi.
Purtroppo l’imprevisto è dietro l’angolo e la corda potrebbe spezzarsi. Gubitosi, alle strette, potrebbe far saltare il banco e dichiarare lo stato di crisi, che gli permetterebbe mano libera per “ridurre la biada al cavallo”. Oppure rinnovare unilateralmente, applicando un contratto equo, già in vigore ad esempio a Mediaset e La SETTE. Ma senza privilegi, né per tecnici, né per impiegati, mettendo fine alla guerra tra poveri in atto in azienda. Bruciando per sempre…il “burattinaio”. E poi sarebbero cazzi….veri!
Carlo Brigante