Una volta, dal milazzismo in poi, era la Sicilia ad anticipare i tempi della politica Italiana, ma, dopo l’indistinto naufragio crocettian,o il termometro più sensibile rimane sempre la Rai, pachiderma pubblico fin che si vuole ma pur sempre decisivo per i destini di questa scadente classe politica.
Ebbene, di questi giorni si avverte un brusio, un agitarsi frenetico di dirigenti e dipendenti che vedono la fine del ciclo berlusconiano e guardano al Nazareno con maggiore insistenza. Anzi, pare proprio che alcuni ci si rechino in pellegrinaggio un giorno si e l’altro pure. Scarsine, almeno per il momento, le visite alla nuova sede della vecchia Forza Italia, anche se a inizio estate da Arcore partì l’ordine di addomesticare la Rai, dopo di che a ottobre, sotto l’egida delle larghe intese, si scatenò la Commissione di Vigilanza Rai con ben 80 interrogazioni. Recordman, l’infaticabile il soldato blu Renato Brunetta. Un impegno “gigantesco” da parte del minuto parlamentare che rivelava la preoccupazione del Cavaliere per il futuro del suo impero di Cologno. Immediatamente contro la Rai di Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi si muoveva il pacchetto di attacco composto da Brunetta-Romani-Gasparri-Minzolini con esiti che il Pd ha incassato senza batter ciglio. Prima con la contestazione in diretta del contratto milionario di Fabio Fazio, poi sventando l’arrivo di Crozza in Rai.
Con un leader dal futuro politico incerto, Mediaset comincia a temere una Rai svincolata dai ceppi berlusconiani perché sino a poco tempo fa il Pdl aveva predisposto un meccanismo molto benevolo nell’avvicendamento delle direzioni generali. Oggi, eliminate le ultime tracce di presenze finiane in azienda, il duo Gubitosi-Tarantola sembra filare d’amore e d’accordo sulle nomine e non proprio secondo i desiderata di Berlusconi. È a questo punto che molti, fiutando l’aria di un possibile consolidamento del governo Letta dopo la scissione di Alfano, chiedono al Nazareno di tirar fuori le palle, mentre i due consiglieri Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, indicati da Bersani prima delle elezioni, non fanno altro che esaltare la loro provenienza dalla mitica “società civile”. Che è come mettere la testa sotto la sabbia se gli altri in quota Pdl rivendicano la loro assoluta fedeltà alla destra, come il consigliere Rositani che oltre ad essere il più anziano è amico di Alemanno.
Svegliati Pd, sembrano oggi dire in molti all’interno della azienda, “stai in campana che questi vogliono indebolire l’immagine della Rai, per farne una società più piccola oppure farla a pezzi come ha suggerito il senatore Rossi. “ Il 2016 non è lontano, anno in cui scadrà la convenzione della TV pubblica con lo Stato e a decidere sarà il Parlamento. La Rai addomesticata che vuole Berlusconi piace ai privati, ma ci chiediamo: può essere ancora il Cavaliere in declino a decidere le sorti dell’azienda. Un Cavaliere che al massimo rappresenterà un quinto degli elettori e ancor meno fra gli utenti? Svegliati Pd.
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