Rai, cosa bolle in pentola? Per ora solo i soliti volti noti

Nelle dichiarazione di Gubitosi spicca sempre un vocabolo che usa forse con una certa leggerezza: innovazione. E' davvero così?

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Rai e innovazione: un connubio inesistente

Nelle dichiarazione di Luigi Gubitosi, d.g. della Rai, spicca sempre un vocabolo che usa forse con una certa leggerezza: innovazione. Una bella parola che viene quotidianamente disattesa dai fatti. E’ un po’ come si fa a Forcella, un “pacco” con sopra la scritta, ma dentro non c’è niente.

La Rai ha un canalino Hd sul digitale terrestre, Sky trasmette tutto in HD e sta sperimentando il 3D, i tre Tg principali sono ancora analogici, la concorrenza da tempo ha un sistema integrato digitale. E’ come dire che la Rai è al bianco e nero e gli altri sono al colore. Per non parlare della parte editoriale, la Rai è dominata da volti antichi, che mostrano ormai le rughe: Venier, Clerici, Perego, Di Mare, Cucuzza ect. Bollono ormai nella pentola tv da troppo tempo. A quando il ricambio? Ma con chi? Anche il gruppo delle ex vallette, tutte nel cesto delle donzelle,  Landi, Daniele, Balivo sembrano consumate da tanti anni di tv. Caro buon Gubitosi agisca: Monica Maggioni con Duilio Giammaria non potranno essere gli unici volti nuovi che salveranno la Rai, ci vorrà per forza qualche altro rincalzo.

Forse nella stanza di Marano, sotto il segno dell’innovazione, si sta meditando di rilanciare la Carrà e Pippo Baudo, che a veder bene non sono poi più “bolliti” degli altri conduttori che dominano il palinsesto Rai: almeno loro hanno fatto la storia della tv.

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