Tra i tanti paradossi italiani il più incredibile è sicuramente quello dell’evasione dell’abbonamento rai, tra l’altro il più basso d’Europa. L’azienda pubblica, come si sa bene, ha come maggior azionista il ministero delle finanze cui deve risponde in toto sulla parte amministrativa.
IL CASO – Premesso questo, bisogna fare quattro o cinque salti mortali non con la logica ma con la fantasia per capire le dinamiche di un processo tipicamente italico: il ministero delle finanze dovrebbe per legge esigere il pagamento dell’abbonamento della sua azienda Rai come fa per tutte le altre tasse italiane, ma non solo non agisce e, paradosso per paradosso, non svolge il suo incarico istituzionale (si dice anche perché i 113,50 euro sono troppo pochi per rientrare nel costo del recupero dell’evasione), ma sarà lo stesso ministero a togliere 150 milioni di euro alla Rai per sostenere la crisi economica del paese. Se tutti pagassero il canone e il ministero facesse il suo lavoro, si recupererebbero almeno 400 milioni di euro che darebbero autonomia e vita normale alla Rai. Certo queste scelte sembrano dettate più che da raziocinio da una considerazione politica: la Rai, la famosa mamma Rai, è un’azienda privilegiata che si permette dei lussi che ormai sono inaccettabili e diventa indifendibile.
I DIPENDENTI – Effettivamente è una delle poche aziende che ha rinnovato il contratto di lavoro ai dipendenti, ha sulle spalle uno dei numeri più impressionanti di giornalisti del mondo: almeno duemila, ha 25 sedi regionali che la incoronano nel super guinness dei primati, ha 13mila dipendenti, ne basterebbero 8mila. E’ un’azienda organizzata con la struttura del cinema, da quando è nata si è adeguata alle nuove tecniche di ripresa più leggere, ma ha mantenuto lo stesso numero di addetti. La radio Rai ha più personale di qualsiasi altra emittente al mondo. I dirigenti che probabilmente non vedranno ritoccati i loro stipendi perché non si possono fare interventi retroattivi su contratti già esistenti, (dovrebbero essere licenziati e poi riassunti con uno stipendio inferiore) godono di grandi privilegi, auto di lusso con leasing pagato in parte dalla Rai e 13mila chilometri gratis all’anno di carburante per i direttori. Insomma la Rai ha molti primati, che non la rendono simpatica in un momento di crisi economica. In più si aggiungono una presidente assente e un dg assolutamente imbarazzante sulla parte editoriale con tre direttori di rete che non lo sono da meno. Offerta televisiva mediocre con alle spalle ancora un apparato che vive la bella vita degli anni ottanta. Come si fa a non pensare che la Rai non sia diventata, dopo sessanta anni di onorato lavoro, un po’ antipatica a tutti?
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