Rai, l’azienda in stallo. Intanto si spende troppo: ecco alcuni esempi

Il grande scoglio su cui potrebbe sbattere l'azienda è quello delle sedi regionali. Un costo esorbitante mantenere ventidue palazzi

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Rai, l'azienda in stallo. Intanto si spende troppo: ecco alcuni esempi

Nell’ultimo Cda non è stato approvato il palinsesto di autunno, contestate le proposte del direttore di Raiuno Giancarlo Leone, la chiusura di alcuni programmi come Easy Driver, Domenica in, Le amiche del sabato, l’acquisizione di una prima serata da parte dell’Arena di Giletti al posto di Porta a Porta ha poi creato immediate proteste. Resta comunque il gravissimo problema economico e la Rai ha deciso di impugnare i 150 milioni di euro che le sono stati sottratti dal bilancio con il decreto di Matteo Renzi.

UN BRUTTO PERIODO – In più a ottobre si preannuncia l’addio della Todini dal Cda con probabile crisi per la sua sostituzione, la fuga anticipata del dg Luigi Gubitosi (speriamo che si porti con sé i dodici dirigenti amici che ha fatto assumere), il probabile addio di @Giankaleone che approfitterebbe della pensione già acquisita per uscire dall’azienda, forse guadagnerà di più e Raiuno aumenterà in qualità e share. Un gran brutto periodo. E non trascuriamo le mille incrinature nel sistema che stanno facendo diventare la Rai un vaso di coccio. Ma il grande scoglio su cui potrebbe sbattere l’azienda è quello delle sedi regionali. Un costo esorbitante mantenere ventidue palazzi, con annessi e connessi, 900 giornalisti, soprattutto un modo di far televisione ormai vetusto, ideato da Fabiano Fabiani nel lontano 1977. La Tgr con le sue ventidue sedi regionali ha un primato: è il più grande sistema tv locale del mondo. Per capire l’elefantiaca organizzazione basta osservare con attenzione l’oretta su Raitre “Buongiorno regione”, un insieme di collegamenti da tutte le sedi Rai, così accavallati che talvolta non si capisce granché. Come molti avranno notato nella stessa sede non c’è quasi mai un unico giornalista, ruotano ogni volta, signore fresche di parrucchiere, tutte decorate e agghindate per l’occasione, balbettanti giovani alle prime armi, qualche attempato e arrugginito inviato. Il tutto è condito da collegamenti sul territorio con pullman pesanti (siamo ancora nel 1977, la Rai non sa cosa sia il collegamento con una sola telecamera e il satellitare).

IL CASO BUONGIORNO REGIONE – Immaginiamo circa ventidue mezzi impegnati, con relativi cameraman, tecnici audio, video, elettricisti, dodici persone minimo. Senza contare il personale in studio, con straordinari connessi, perché si alzano all’alba. “Buongiorno regione” è il programma più oneroso della Rai, più di Sanremo, anche se l’azienda non ha mai risposto con dati esaurienti a numerose interpellanze parlamentari che chiedevano di conoscerne i costi. Si dirà che in quell’oretta si fa servizio pubblico. Un alibi ormai per giustificare spese folli. Ci aspettiamo che  la Tgr acquisisca la mentalità giusta per uscire dal passato e diventare normale, ovvero inserita nel 2014. Basterebbe imitare la concorrenza che è sempre e comunque presente nel locale, senza avere principesche sedi regionali, con un giornalista solo, spesso collegato con il videotelefono.

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