Giornata ricca di dichiarazioni e prese di posizione in vista dello sciopero Rai previsto per l’11 giugno. Il via alle danze viene dato dalla leader del Cgil Susanna Camusso che questa mattina nel corso di una conferenza stampa al teatro delle Vittorie con Luigi Angeletti ha risposto al Presidente del Consiglio affermando che «è grave sostenere che uno sciopero è umiliante: i lavoratori non si umiliano ma cercano di cambiare le cose».
LE POSIZIONI – Una posizione difesa anche dal presidente della Commissione vigilanza Rai, Roberto Fico, ospite di 24 Mattino su Radio 24 a favore dello sciopero quando si vuole difendere l’infrastruttura pubblica Raiway, proprietaria degli impianti per la trasmissione e diffusione televisiva e radiofonica della Rai. Infatti secondo Fico il rischio è di svendere per 150 milioni l’infrastruttura pubblica solo per fare cassa. Ma «la Rai va assolutamente riformata. Va trasformata, deve cambiare il numero di testate giornalistiche perché sono troppe, bisogna rivedere la forma governance, si devono ridurre gli appalti esterni che oggi ammontano a 1,3-1,4 miliardi l’anno, bisogna riorganizzare le sedi regionali e il personale interno». A proposito degli appalti e delle consulenze che da anni non vengono pubblicate per ”motivi di privacy”, Fico ha detto «c’è una legge del 2014 fatta sotto la mia presidenza e c’è il contratto di servizio che attualmente è al ministero dello Sviluppo economico per l’approvazione che prevede la pubblicazione di tutti i dati» quindi l’elenco lo può tranquillamente rendere pubblico il Governo stesso.
ASSOCIAZIONE DIRIGENTI – Anche l’associazione dei dirigenti Rai (ADRai) ha preso posizione dichiarandosi favorevole alla riforma del servizio pubblico, ma invitando a smussare «i toni alti ed incendiari che tendono a farsi notare più dello stile pacato di chi parla costruttivamente. Non può in questo non colpire il fatto che le critiche più feroci e l’odio più manifesto alla Rai di oggi vengano proprio da quei gruppi editoriali o da quelle testate concorrenti che hanno tutto l’interesse nel veder ridimensionato il ruolo della nostra azienda». Per il sindacato dei dirigenti sarebbe quindi importante lasciarsi alle spalle le polemiche di questi giorni per cominciare a parlare di «un futuro in cui la Rai abbia quella funzione politica che si lega alla polis, non certo ai partiti. Nonostante i lasciti di un complicato e caotico ventennio socio-politico con il quale dobbiamo tutti quanti fare i conti, e la Rai più di altri…». L’invito della associazione rivolto a sindacati e associazioni di categoria inclusa ADRai è che si faccia un passo indietro rispetto allo sciopero «perché esiste l”enorme rischio che questo sciopero venga strumentalmente raccontato dai media come esempio di resistenza al cambiamento o peggio come difesa di chissà quale privilegio rischiando così di contrapporre, definitivamente, il paese reale alla Rai».
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