Rai, il piano di Marano e il rischio flop

Il vicedirettore generale dell'emittente tv rivela le sue idee. Ma basteranno?

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Antonio Marano, leghista d’annata, sale finalmente in cattedra. Dopo Carlo Freccero si sta affacciando un nuovo esperto dei media sulla scena della tv italiana. Abbiamo succhiato come una caramellina di menta l’intervista che Alessandra Comazzi su La Stampa ha fatto al vicedirettore generale della Rai.

Il tema è tecnico, da palinsesto, la notizia molto semplice: a un programma televisivo sarà collegato un solo ascolto, senza troppe anteprime, seconde e terze parti. Ma quello che ci ha sorpreso è la maturazione semiologica di Marano: «Noi non possiamo tutte le volte trovarci davanti a questa spezzatura snervante, che non ha nessun senso creativo, qualitativo.» Può una spezzatura rendere creativo, e di qualità il contenuto e la realizzazione di un programma televisivo?

NELLA MENTE DI MARANO – Ma Marano continua il suo progetto spiritual. «Gli unici programmi che potranno dividere i vari spazi saranno “Uno Mattina”, o “Domenica in”, che per loro natura sono divisi in segmenti…Questa è proprio una struttura ontologicamente diversa». E su questa frase abbiamo perso la bussola. Sa Marano cosa significa ontologico? “Argomento a priori che dimostra l’esistenza di Dio a partire dallo stesso concetto di Dio, inteso come «qualcosa di cui non si può pensare nulla di più grande.” D’accordo che Franco di Mare conduce Unomattina, ma scomodare Dio ci è sembrato un po’ troppo. Forse Marano quella frase l’ha tradotta direttamente dall’Inglese, anche se sappiamo che questa lingua non la conosce, o forse è il frutto di un suggerimento della raffinata e socratica Manu, la sua collaboratrice di segreteria? O un eccesso di protervia del suo giovane e ambizioso Ghost Writer Andrea Fabiano, vicedirettore del Marketing, Renziano doc? Ma il dottor Marano ha continuato imperterrito sulla sua strada: «..noi, mentre lavoriamo sul presente, cerchiamo soprattutto di bloccare il futuro. Certo non è semplice: mi sento di dire che è un lavoro culturale. Cerchiamo di modificare una tendenza, di tornare all’essenza artistica del programma.» Siamo commossi, forse sarà l’età vicino alla pensione di Marano, ma sentire uscire dalla voce del nostro leghista la parola Culturale ci emoziona assai. In più con l’aggiunta della parola lavoro! Ci stupisce d’immenso. Ma che sta accadendo in Rai? Forse Marano più che vedere le spezzature degli ascolti dovrebbe dare un’occhiatina al comparto editoriale. Magari scoprirebbe che da quando è lui al comando, la Rai sta floppando e proponendo vecchi prodotti stantii. Ovviamente ontologicamente parlando… Continua.

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